La psicoanalisi come disvelamento dell’autoinganno
di Anna Maria Magnani
Il primo pensiero è che non sono di fronte a concetti opposti perché l’opposto di menzogna è verità e l’opposto di libertà è prigionia. Esco allora da questa impasse e provo a metterli in relazione chiedendomi: la menzogna è libertà? La libertà è menzogna? Tratto l’argomento in senso generale e lo approfondisco da un punto di vista psicologico, aspetto che maggiormente mi compete.
Secondo il dizionario Treccani la menzogna è: “Affermazione contraria a ciò che si sa o si crede vero, o anche contraria a ciò che si pensa; alterazione (oppure negazione, o anche occultamento) consapevole e intenzionale della verità”.
Chi mente? Mentono i bambini che trasgrediscono le regole dei genitori per difendere le proprie istanze di autonomia, gli animali per trarre un vantaggio che riguarda la loro sicurezza contro i predatori, le piante che adottano dei sistemi di mimetismo per difendersi. La menzogna appartiene a tutti e avviene nelle interazioni. Vivere con gli altri impone una serie di compromessi e non sempre è opportuno dire la verità quando si sceglie di proteggere le relazioni o non ferire le persone più fragili. Spesso mentire è anche l’unico modo di evitare abusi fisici o psicologici e salvare se stessi dalle minacce di un partner geloso, genitori ipercontrollanti o un datore di lavoro troppo esigente. Le menzogne sono anche il primo segnale di intelligenza perché presuppongono la capacità di un individuo di rappresentare a se stesso la mente dell’altro, immaginarne i pensieri, prevederne le reazioni e manipolarlo ai propri fini. La cultura stessa è finzione: l’arte, il teatro, il cinema, la televisione, la letteratura sono immaginazione, qualcosa che sta al posto di un’altra al pari del gioco dei bambini, che racconta fatti che possono essere lo specchio della realtà, ma non la realtà stessa.
Esiste anche un altro modo di mentire: mentire a se stessi. Nella vita quotidiana, senza rendercene conto, mettiamo in atto strategie cognitive che permettono di semplificarci la vita ma che si risolvono in errori di valutazione: sono i cosiddetti bias cognitivi. Ne abbiamo un esempio quando le persone condividono esclusivamente i successi rispetto ai fallimenti o danno importanza solo alle informazioni che confermano il loro pensiero. E poi ci sono le bugie più profonde, quelle che raccontiamo a noi stessi per paura di cambiare gli aspetti disfunzionali della nostra vita. Gli autoinganni sono meccanismi inconsci di difesa che, se usati in modo massiccio, alterano l’esame di realtà e ci imprigionano in cicli di ripetizioni dei soliti errori con conseguenze negative (disturbi d’ansia, attacchi di panico, fobie, psicosi ecc). La psicoanalisi, che non è altro che il disvelamento dell’autoinganno, ci aiuta a raggiungere la consapevolezza di queste dinamiche e a superarle.
E veniamo alla domanda: “La menzogna è libertà?”. Io penso che la menzogna non sia la libertà, ma sia un elemento imprescindibile della natura che si pone in rapporto con la libertà secondo due accezioni, una positiva e una negativa. L’aspetto positivo riguarda la funzione di liberare l’individuo da circostanze negative, l’aspetto negativo riguarda l’autoinganno che, serrandoci dentro le bare delle nostre difese, ci consegna ad una condizione di prigionia senza soluzione. La libertà, la conseguiamo quando, attraverso l’analisi di noi stessi rendiamo evidenti le trappole in cui abbiamo confinato il nostro io più autentico.
La seconda parte del discorso riguarda la libertà. Cos’è la libertà? Dal dizionario Garzanti: “La libertà è la condizione di chi è libero, assenza di costrizione (…) La facoltà dell’uomo di pensare e agire in piena autonomia”. Siamo in presenza di due aspetti del concetto: una libertà che significa assenza di costrizione (libertà da vincoli) e una libertà che è la facoltà di autodeterminarsi secondo libera scelta (libertà di essere). La libertà assoluta non esiste. È evidente che la nostra esistenza è piena di condizionamenti: come esseri umani siamo sottoposti alle leggi del cosmo e ai principi deterministici della fisica, alle leggi che regolano le relazioni sociali, tradizioni, cultura, religione, morale e ideali politici. In questo senso la libertà è menzogna, illusione (dal latino, “illudere” che significa deridere, farsi beffa, scherzare, ingannare). La libertà è un tema molto dibattuto in filosofia: c’è chi pensa che la libertà esista e che l’uomo sia arbitro del proprio destino e chi pensa che la libertà non esista e tutto dipenda da forze esterne come Dio o il cosmo. C’è poi una terza via che concepisce margini di autonomia del pensiero pur all’interno di un principio deterministico fisico. Ma lasciando da parte la filosofia e volendo dare un taglio psicologico a questo scritto, devo necessariamente avvicinarmi al secondo aspetto della libertà, la libertà di essere se stessi. Uno dei desideri fondamentali dell’uomo non è solo quello di liberarsi da tutto ciò che lo vincola esternamente (oppressioni politiche, civili, religiose, sociali ecc.) ma anche da tutto ciò che lo opprime nel proprio intimo e gli crea sofferenza. Freud ha una visione pessimista sulla possibilità dell’uomo di autodeterminarsi poiché lo ritiene prigioniero di un inconscio che lo condiziona in base ad elementi culturali, familiari, educativi; lascia però una porta aperta, convinto che la terapia psicoanalitica, riportando alla coscienza traumi ed esperienze rimosse, curi i nostri disagi e ci permetta di fare chiarezza su quello che siamo. Ecco che il cerchio si chiude e trovo il collegamento tra menzogna e libertà nella prospettiva psicologica dell’analisi introspettiva. La libertà è menzogna? La libertà assoluta, in quanto impossibile da realizzare, è una menzogna. La libertà interiore, quella che possiamo conseguire attraverso l’analisi dei nostri processi interiori è liberazione dalla menzogna. È proprio qui il punto di congiunzione dei due concetti. La menzogna non ci libera dalla gabbia dei nostri vincoli interiori e la libertà, intesa come libertà di essere, presuppone l’affrancamento dalle menzogne.