di Salomè Bene
L’Archivio Carmelo Bene è finalmente una realtà attiva, che ha alle sue spalle una lunga storia. Ritengo importante condividere le novità ed il percorso svolto per giungere a questo prezioso risultato. Il tutto ha origine molto tempo fa ed è il frutto di un costante lavoro che negli ultimi dieci anni ho svolto personalmente e condiviso con pochi collaboratori fidati. Nel periodo immediatamente successivo alla scomparsa di mio padre, la di lui eredità artistico-culturale è stata – almeno inizialmente – oggetto di una confusa gestione e, conseguentemente, di una dolorosa dispersione. Parte del suo materiale era, infatti, conservato a Roma, altra parte in Puglia, altra ancora, purtroppo, non si è più trovata, proprio in ragione di una gestione in principio non direttamente riconducibile a me, né a persone a me vicine. Penso alle maschere del Pinocchio e ad altri costumi di scena preziosissimi. Tuttavia, intorno al 2005 mia madre Raffaella prima tra tutti (io all’epoca ero troppo giovane), e poi altre persone, studiosi e collaboratori a noi molto vicini, come mia zia, Maria Luisa Bene, hanno dato inizio ad un grande lavoro di riordino e riassetto del materiale di Carmelo Bene. Insieme si è realizzato molto. Si è deciso di provare a riunire quanto più possibile materiale superstite per creare un fondo unitario. Ovviamente ho sempre voluto includere nei nostri progetti le istituzioni, credendo che lo Stato rappresentasse garanzia di serietà, di correttezza e trasparenza. Per fare questo c’è stato bisogno di un lavoro immenso, svolto silenziosamente e con assiduità per lungo tempo: per tessere le giuste relazioni, scegliere lo spazio adatto e dare una forma adeguata alle idee. Intorno al 2015 il materiale di archivio depositato presso la Casa dei Teatri di Villa Pamphili di Roma è stato trasferito a Lecce. Su richiesta del Comune di Roma, infatti, si è dovuto velocemente procedere al riordino degli spazi: a quel punto, all’incirca sette anni fa, mi sono ritrovata con l’intero archivio di Carmelo Bene da riallocare e mi sono domandata quale potesse essere la soluzione migliore da seguire. Tenendo a riferimento le volontà di mio padre, in particolare gli obiettivi indicati con riguardo alla Fondazione L’Immemoriale, ho voluto perseguire quelle stesse finalità e riunire tutto il materiale in Puglia. Ovviamente è stata scelta Lecce (città culturalmente viva e interessante) quale sede del fondo, anche in considerazione dello spazio offertoci dalla Regione Puglia, un luogo denso di cultura e di significato anche per Carmelo Bene: proprio quegli spazi, infatti, lo hanno visto formare in giovane età. Sul posto abbiamo progressivamente condotto la sua biblioteca, parte dei costumi di scena e degli arredi personali e, da ultimo, l’archivio. Tengo molto a precisare che i quasi seimila volumi componenti la biblioteca personale, sono stati custoditi, mantenuti per anni e anche inventariati in parte, dalle suore del Monastero Benedettino di Lecce, che con grande cura e devozione, per amore esclusivamente della cultura, hanno conservato nel migliore dei modi tanto materiale librario. Dopodiché io stessa, adoperando la mia formazione da giurista, ho deciso anche in questo caso di riprendere le volontà di mio padre e dare vita, così, ad una realtà innovativa, scegliendo però di formare un comitato. Trattasi in particolare di un comitato dotato di una duplice forma (istituzionale e tecnico- scientifica), chiamato a presiedere l’attività di valorizzazione e di promozione del lavoro artistico di mio padre. A tal fine ho sottoscritto un accordo con la Regione Puglia e con le Sovrintendenze locali, mediante cui ha avuto luogo l’acquisizione da parte della Regione dell’intera biblioteca custodita dalle Benedettine (all’incirca seimila volumi) e, insieme con essa, di parte dei costumi di scena provenienti dalla nostra abitazione privata, unitamente ad una selezione di arredi. Il fondo, così composto, ha una composizione triadica, cui va aggiunto l’archivio, posto sotto vincolo di tutela della Sovrintendenza, di mia proprietà e concesso in comodato d’uso per ragioni di unitarietà. A completamento di ciò, come sopra accennato, abbiamo di recente costituito un comitato tecnico scientifico per il quale stiamo terminando la selezione delle personalità più preparate e, soprattutto, competenti (perché non mi stancherò mai di sostenere che, prima di ogni cosa, sono indispensabili studio e competenza per gestire il patrimonio artistico di Carmelo Bene). All’interno di tale comitato io rivesto il ruolo di vicepresidente e agisco quale membro attivo, fornendo un contributo operativo gestionale concreto. Ho seguito personalmente la nascita e l’evoluzione di tale struttura, cercando di garantirne sempre la crescita e lo sviluppo continui. A tal proposito stiamo allestendo un calendario di eventi, dal mio punto di vista molto interessante. Stiamo cercando di raccogliere il più possibile le istanze e gli interessi di tutte le persone, con particolare attenzione ai giovani. Un pensiero che sostengo di continuo è il seguente: Carmelo Bene fu un grandissimo innovatore. Proprio per tale ragione non può essere relegato a mera istituzione della cultura, ma deve necessariamente essere reso contemporaneo, anche attraverso il ricorso a nuovi strumenti. A tal proposito si sta lavorando con questo comitato, e in senso ampio con il fondo, anche a nuovi progetti che interessino l’arte contemporanea, le arti visive, settori innovativi, che intendo sperimentare per cercare di rendere Carmelo Bene vivo e avvicinarlo così più possibile ai giovani, affinché tutti possano approcciarsi a lui e interessarsi alla sua opera. Questo è il mio personale contributo e spero che tale progetto possa crescere sempre e nel migliore dei modi, con il contributo di tanti perché – tengo a precisarlo – si tratta di un’operazione culturale di ampio respiro. Si sta lavorando tutti per la cultura, al fine di offrire al territorio, alla Puglia, ma anche all’Italia una realtà innovativa, capace di resistere nel tempo. Invito tutti a guardare con positività a tale iniziativa, perché si può fare tanto e, dal mio punto di vista, penso che sia un atto dovuto.
Si ringrazia Valeria Sampiere
per la trascrizione dell’intervento.
Il testo è tratto dall’intervento all’evento Il sommo Bene, dedicato a Carmelo Bene nel 20° anniversario della sua scomparsa, presso l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, a cura di Andrea Balzola, Carlo Michele Schirinzi e del Collettivo Cabaret Voltaire (Chiara Crupi, Susanna Fadini, Luca Vonella), 16 marzo 2022.
In occasione dell’Evento svolto all’Accademia Albertina e in altre sedi italiane, è stato presentato il libro Il Sommo Bene, a cura di Rino Maenza, Kurumuny editore, 2021; e il docu-film omonimo Il Sommo Bene. Appunti per un documentario, da un’idea di Susanna Fadini, regia di Chiara Crupi, prodotto dal Collettivo Cabaret Voltaire.
Immagine in evidenza: Carmelo Bene nello spettacolo Hommelette for Hamlet, 1987.