di Chiara Bolla
Anna è in piedi davanti allo specchio. Nel silenzio della sua casa, posa lo sguardo su un paio di rughe leggere che il primo sole del mattino rivela sulla sua fronte e ai lati della bocca. Un sospiro come a prenderne atto, e torna a concentrarsi sull’eyeliner. Un velo di trucco sul viso per farsi guardare senza però attirare troppo l’attenzione.
Anna sente il fruscio del gatto che si struscia sulle sue gambe per reclamare la colazione. Poi, vedendola immobile come una statua di sale di fronte al proprio riflesso, il gatto si acquieta; si mette seduto e attende pazientemente sulla soglia.
Ritorna il fischio del silenzio. Il respiro di Anna appanna lo specchio. Il nero della matita intorno agli occhi sembra preciso, ma sono i lineamenti del suo viso ad apparire incerti, sfocati. Mentre sta applicando il mascara, un raggio dorato si immerge nei suoi occhi acquosi. Una lacrima si raccoglie in un rotondo abbraccio e poi si tuffa, scivolando giù per il pendio della sua guancia.
Coraggio, Anna. Si va in scena. Ricordati di spegnere le luci e di prendere le chiavi di casa. È ora di affrontare un nuovo giorno. Chiuditi la porta alle spalle e respira l’aria fresca del mattino. Lasciati indietro tutto, non pensi che ci sia chi sta peggio?
Ma Anna non si muove, rimane ferma davanti allo specchio. Era una bambina, ma un giorno si è ritrovata donna senza neanche rendersene conto. Ha imparato che ci sono momenti per parlare e altri in cui è meglio tacere. Anna sa che la sua femminilità è un’arma sempre carica, anche se spesso non sa come usarla. Ricevere attenzioni la gratifica, ma i fischi e i baci che le indirizzano per la strada la imbarazzano. Odia quella sensazione di impotenza, ma decide di tacere per paura di peggiorare la situazione. Abbassa gli occhi e prosegue, mentre certi sguardi le bruciano sulla pelle.
Anna è una donna come tante. Esce di casa al mattino e, rincasando con il buio, spesso si volta per guardarsi le spalle. I suoi sorrisi spesso vengono scambiati per inviti e i suoi silenzi presi per un assenso. E quando qualche “no” esce dalle sue labbra, si sente dire che è fredda, troppo emotiva o persino isterica. Allora Anna si scusa, col dubbio di aver sbagliato davvero.
Ci sono stati uomini che hanno cercato di insegnarle come essere più femminile e che l’hanno rimproverata quando faceva la femminuccia. Riceve quotidianamente consigli su come vestirsi, come truccarsi, come camminare, cosa dire e come dirlo. Ogni volta annuisce, troppo stanca per replicare.
Quando si strucca la sera, l’eyeliner è ancora perfetto. Sotto l’acqua calda della doccia, però, Anna si scioglie in un pianto. Tenta di lavarsi di dosso gli sguardi appiccicosi e i sensi di colpa. Anna lo sa bene che gli uomini non sono tutti uguali, ma a volte di un uomo non saprebbe che farsene. Un po’ non li capisce e un po’ li teme. Ogni tanto le capita di ripensare a quando, da bambina, quell’istruttore di nuoto entrava nello spogliatoio e le diceva di voler solo giocare con lei.
Anna è un’ombra silenziosa davanti a uno specchio. Nel riflesso c’è il viso di una donna che lei non riconosce. Il respiro le trema come la fiamma di una candela tra le labbra socchiuse, il fischio tagliente del silenzio le annebbia la vista. Ripensa persino ai giudizi impietosi delle donne, a quando, per gelosia o per insensibilità, le hanno detto che se qualcuno l’aveva ferita o se l’avevano toccata senza che lei volesse, era comunque una sua responsabilità.
Anna è tante persone diverse a seconda di chi la guarda. È bella, ma per qualcuno è un cesso. È sexy o a malapena passabile, è una suora o una puttana. Quando prova a parlare, a volte le capita di non riconoscere il suono della sua voce. Allora abbassa gli occhi e sorride imbarazzata. In fondo, c’è chi sta peggio, pensa. Il suo silenzio è una gabbia e la sua voce un abito di scena. Anna ancora non lo sa, ma è tragicamente forte. Ogni mattina davanti a uno specchio, decide di tacere ancora e andare avanti. Trattiene la rabbia nel suo petto, mentre le sue lacrime, la sera, finiscono nello scarico della doccia. Spesso c’è troppo rumore intorno anche per gridare. Ma un giorno, forse, prima o poi, Anna si schiarirà la voce. E comincerà a cantare.
immagine in evidenza: René Magritte, La riproduzione interdetta, olio su tela, 1937