Intervista a Salvo Bitonti
Direttore dell’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino
Il tema del volume antologico di R-esistenze del 2024 è la dicotomia, o la relazione, tra Artificiale e Naturale. l’Accademia Albertina sotto la tua Direzione è sempre stata particolarmente sensibile al tema del rapporto tra arte e innovazione tecnologica, oltre che al rapporto tra arte e questione ambientale, sono due campi sensibili per la Direzione e per molti docenti dell’Albertina. Mi sembra che anche i progetti futuri trovino al centro queste tematiche.
Salvo Bitonti – Innanzi tutto vorrei dire che trovo molto stimolante e interessante la scelta di questo tema, che è connaturato con l’idea stessa dell’arte. Quanto c’è di naturale e di artificiale nell’arte? Questo è un interrogativo che attraversa tutta la sua storia e le riflessioni filosofiche sull’estetica. Leggendo diversi saggi e anche i contributi di questo volume, ho notato come alcuni autori tendano ad evidenziare questa dicotomia, mentre altri mettano in discussione e non riconoscano una reale opposizione fra questi due termini. Le Accademie e i luoghi della formazione e della produzione artistica operano nell’ambito dell’artificio, inteso come eccellenza della creazione culturale e artistica. Se ci riferiamo al pensiero classico greco, l’arte è stata originariamente concepita come imitazione della Natura, e il legame fra arte e Natura è sempre stato molto forte. Oggi invece quello che ci rende perplessi e inquieti è la distanza che la società moderna e contemporanea ha generato tra mondo artificiale, costruito dall’uomo, e mondo naturale. La domanda che emerge in relazione allo straordinario sviluppo di molti settori delle scienze umane, naturali e matematiche, dalla medicina alla biochimica e alle neuroscienze, è quanto questo elemento dell’artificialità possa corrompere in modo definitivo l’ambiente naturale. Sappiamo come la presenza dell’uomo abbia inevitabilmente, forse irreversibilmente, trasformato e corrotto il pianeta che lo ospita; in questo contesto si assiste a una contrapposizione tra una visione tradizionale antropocentrica e una nuova visione, definita da alcuni filosofi e artisti “post-umana”, che invece tende a ridimensionare la centralità e il dominio umano sulla natura per teorizzare la necessità di una relazione più equilibrata e collaborativa tra le creature viventi, umani, animali e vegetali, ai fini della salvaguardia della sopravvivenza dell’intero ecosistema terrestre. In molti sostengono comunque che tutto quello che produce e realizza l’essere umano fa in qualche modo parte della Natura stessa, in quanto l’uomo è una creatura naturale dotata della facoltà di evolvere e di esprimersi, trasformando le proprie condizioni di vita e l’ambiente. Se l’uomo può essere percepito come distruttore, non bisogna dimenticare che anche la Natura manifesta spesso una potenza distruttiva, dai terremoti alle eruzioni vulcaniche, dalle tempeste agli uragani. Si tratta di temi fondamentali del dibattito contemporaneo, a cui anche l’Accademia vuole partecipare offrendo dei contributi creativi e di riflessione, e il presente volume, che raccoglie molti interventi di docenti, studenti e prestigiosi collaboratori esterni, è un tassello importante di questo progetto.
Infatti nei molti contributi importanti e interessanti che abbiamo raccolto, i temi che emergono maggiormente sono proprio quelli legati a una riflessione di fondo, in qualche misura paradossale: l’uomo è un essere culturale e quindi ciò che immagina diventa immediatamente artificio, ma creare artefatti è nella sua natura…
SB – Questo ci suggerisce che anche la costruzione culturale dell’uomo appartiene alla Natura. Dal mio punto di vista, se una contrapposizione deve esserci non è tanto tra Artificio e Natura quanto piuttosto tra Cultura e Natura, da parte dell’uomo c’è sempre stato il disperato tentativo di organizzare la natura, di mettere ordine al caos naturale, questa è una vocazione filosofica antica, che in Occidente risale al pensiero greco: dare una spiegazione razionale all’irrazionale. Anche se poi sappiamo bene come questo tentativo sia destinato a restare solo parziale e incompiuto.
Venendo a noi, l’Accademia Albertina vuole spingere la ricerca sull’interazione fra arte e tecnologia, ma lo vuole fare all’interno di un equilibrio fra i differenti elementi in gioco. Ad esempio nei progetti elaborati dai docenti per la prossima Esposizione Universale di Osaka, nel 2025, si è individuato un comune denominatore, Connecting Cultures, titolo inteso come combinazione di tre priorità ed elementi topici scelti proprio da Osaka 2025: Saving Lives, ovvero proteggere e salvare le vite degli individui; Empowering Lives, ovvero valorizzare le vite degli individui ed espandere il loro potenziale; Connecting Lives, ovvero potenziare il capitale sociale e la partecipazione degli individui, generando comunità. I nostri docenti hanno interpretato queste tematiche focalizzando i loro progetti ed evolvendo una ricerca e una sperimentazione sul corpo, il cibo, l’abito, la visione, la frequenza sonora e il libro-carta. E qui emerge chiaramente come questi focus siano strettamente correlati fra loro e rispecchino un’intima relazione fra artificio e natura. Ed è difficile distinguere, ad esempio nel cibo o nell’uso del corpo, fra l’elemento naturale e quello artificiale.
Oltre a questo progetto di Osaka, ci sono altri progetti in corso d’opera?
SB – Sì, sempre nel 2024 sono previste la realizzazione e l’esposizione internazionale di un progetto della Scuola di Pittura insieme alla Scuola di Progettazione artistica per l’impresa che vuole innestare la pratica tradizionale del dipingere all’interno di una visione tecnologica innovativa: partendo da dipinti tradizionali arrivare a produrre, mediante l’intervento delle tecnologie, immagini completamente differenti e generatrici di un significato nuovo e immaginario. Nell’ottobre del 2024, questo lavoro viene presentato all’Istituto italiano di Cultura di New York, nell’ambito di una mostra articolata in due parti: una sezione più riferita al passato, che ripropone l’importante esposizione allestita nella nostra Pinacoteca Disegnare la città, tra l’eclettismo e il Liberty, con gli straordinari disegni di Giulio Casanova presenti nella nostra collezione, e l’altra sezione proiettata invece verso il futuro, con tele dipinte su proiezioni immaginarie di città del futuro, realizzate anche con l’uso delle Intelligenza Artificiale.
Poi c’è un altro progetto, che in qualche modo riprende e rilancia l’eredità dei Fisad (Festival Internazionale Scuole d’Arte e Design) che ebbe due edizioni 2015 e 2019 : il World Art Education Expo-Fisad 2026. L’Accademia Albertina, prima tra le Accademie del nord, ha vinto un bando PNRR europeo dedicato a promuovere processi di internalizzazione nelle Istituzioni dell’Alta Formazione Artistica e Musicale.
Il progetto vincitore che si intitola: The Italian Network of Artistic Research and World Art Education Expo Turin 2026, cerca di individuare e di stabilire che cosa si debba intendere per ricerca nell’ambito delle istituzioni artistiche. Noi attualmente non abbiamo dei parametri definiti e consolidati, mentre negli altri ambiti universitari gli stessi sono già stati fissati da tempo. L’obbiettivo è arrivare a una definizione precisa di tali parametri, ad esempio le linee guida del nostro progetto prevedono la creazione di un Glossario, con i termini che possono essere utilizzati per definire le attività di ricerca, nonché di un Censimento e di una Valutazione dei progetti di ricerca svolti nelle Accademie e nelle istituzioni AFAM, Alta formazione artistica e musicale. In tale prospettiva, è particolarmente interessante il possibile coinvolgimento dei nostri partner di tutte le Accademie, anche straniere, che potranno mostrare i loro progetti di ricerca entro marzo 2026 nell’ambito del grande evento che noi abbiamo intitolato appunto World Art Education Expo-Fisad 2026. Una sorta di evoluzione dei Fisad però con una differenza importante: non tanto e non solo la semplice esposizione, ma la proiezione verso il futuro della ricerca e della sperimentazione, tipica delle grandi Expo, come quella di Osaka a cui parteciperemo. Con questo evento si vuole abbandonare la mera rappresentazione per generare una riflessione e fare il punto sugli scenari futuri dell’arte.
Questo progetto dell’Albertina, che ha portato alla vittoria del bando europeo, com’è nato? La Direzione dell’Accademia ha coinvolto un team di docenti per elaborarlo?
SB – All’origine di questa progettualità c’è stata la riflessione sulla necessità di recuperare il tempo perduto, rispetto alle altre istituzioni di alta formazione, attrezzandosi per partecipare ai bandi europei e ottenere dei dottorati di ricerca sui temi dell’innovazione. Noi, come sistema Afam eravamo indietro, non avevamo esperienza nella partecipazione a questi bandi europei, quindi io mi sono rivolto a nostri docenti che insegnavano in Università straniere e si occupavano all’estero della partecipazione a questo tipo di bandi; in particolare il Prof.Andrea Giomi e la Profssa Irene Biolchini che collaboravano rispettivamente con le Università di Grenoble e di Malta. L’ispirazione è stata quella di voler partecipare e soprattutto evidenziare l’innovazione che si può sviluppare nell’alta formazione artistica; infatti all’interno di questo progetto è prevista l’istituzione di ben quattro dottorati di ricerca, che saranno orientati all’ambito dell’uso artistico delle nuove tecnologie, in collaborazione con il dipartimento di Ingegneria del Cinema del Politecnico e con il Dams dell’Università di Torino. Su questi aspetti l’Accademia di Torino è diventata competitiva per l’attenzione crescente alla ricerca artistica in relazione alla tecnologia.
In un progetto didattico realizzato in Accademia Albertina alcuni anni fa, nel 2018, intitolato “Immaginare il futuro. Arte e sostenibilità” (promosso dai docenti Andrea Balzola e Cristina Giudice per la Scuola di Progettazione artistica per l’impresa allora coordinata dal Prof.Fabio Amerio), avevamo invitato Bruce Sterling, uno dei pionieri della narrativa fantascientifica cyberpunk e anche un teorico dell’estetica tecnologica, e lui aveva parlato di Torino come una città laboratorio all’avanguardia delle ricerche e delle pratiche tecnologiche più creative ed innovative. L’Accademia Albertina è sicuramente partecipe di questa realtà e può diventarne sempre più protagonista (cfr “Immaginare il futuro. Arte e sostenibilità”, a cura di Collettivo IF e Francesca Simondi, Albertina Press, 2018)
SB – L’Albertina nel 2024 ha anche partecipato, con la Scuola di Nuove tecnologie, alla sezione Off della Biennale di Tecnologia organizzata dal Politecnico. L’Accademia è sempre stata un laboratorio, fin dall’Ottocento, ma la ricerca non è mai stata codificata in precisi parametri e riferimenti certi per la valutazione della qualità, come è avvenuto all’estero. La ricerca e l’innovazione appartengono naturalmente a qualsiasi attività svolta in Accademia, per noi è un lavoro quotidiano, ma per un adeguamento necessario al modello universitario dobbiamo codificarle all’interno di sistemi più complessi di valutazione. Vorrei aggiungere che il progetto sul corpo, che fa parte dei nostri contributi all’Expo di Osaka, è proprio sul tema dell’identità con un’applicazione creativa dell’Intelligenza Artificiale. Se vogliamo concludere su questo tema, oggi al centro del dibattito, io credo che l’IA vada utilizzata come una risorsa positiva della creazione dell’intelletto umano; sicuramente in proposito emergono nuovi e pressanti problemi etici, su cui bisogna riflettere e su cui anche il Parlamento europeo si è espresso.
In questo volume si parla molto dell’Intelligenza Artificiale, da molti punti di vista diversi, analizzando le sue molteplici applicazioni nell’ambito creativo, culturale, sociale, dal corpo alla psicologia, dalla sessualità alla comunicazione, dall’economia alla guerra…
SB – L’utilizzo dell’IA nel settore bellico, che di questi tempi è diventato particolarmente caldo e pericoloso per la convivenza pacifica internazionale, pone degli interrogativi etici urgenti e fondamentali. Come qualunque strumento tecnologico, se declinato verso il male, in senso cristiano, può avere un ruolo distruttivo e devastante. Come scriveva il nostro Premio Nobel Rita Levi Montalcini nel suo noto libro Elogio dell’imperfezione, l’imperfezione è ciò che rende umana qualsiasi azione, l’IA essendo una rigorosa costruzione matematica e meccanica non possiede questa caratteristica dell’imperfezione tipica dell’essere umano. L’imperfezione è un valore positivo, perché consente una flessibilità e un’apertura alla dimensione emotiva, morale, sensibile. Anche all’ultimo istante qualcosa può essere cambiato nelle decisioni e nei comportamenti umani.
Infatti il problema che viene sollevato da tutti, anche dagli stessi vertici militari e politici, è il rischio di un’eccessiva fiducia nei confronti delle decisioni e delle indicazioni elaborate dall’IA, in termini tecnici si chiama “overreliance” (“fiducia cieca”) nell’IA, che può portare a errori di valutazione gravissimi e a conseguenze disastrose. Il grande rischio è che, come tutta l’innovazione tecnologica nella nostra società, l’IA sia vissuta soprattutto come un investimento economico e tutti gli investimenti economici massicci hanno delle priorità di carattere militare. Delegare scelte fondamentali alla tecnologia è sempre molto pericoloso.
SB – Molti artisti infatti hanno previsto questo scenario apocalittico, nel suo capolavoro cinematografico 2001 Odissea nello spazio, il grande regista Stanley Kubrick lo aveva profetizzato con la rappresentazione dell’IA tramite il megacomputer Hal, che gestiva l’astronave e che voleva annientare l’equipaggio perché non si comportava secondo i parametri su cui era programmato e ragionava. Però bisogna sempre ricordarsi che anche l’IA nasce dall’intelligenza umana, si ripropone il classico mito raccontato da Mary Shelley nel suo romanzo Frankenstein, in cui la creatura artificiale dell’uomo si ribella contro di lui. I miti, fin dall’antichità, ci mettono in guardia da questo pericolo, sta a noi cogliere per tempo i segnali d’allarme e farne tesoro.
Altre immagini dell’Expo di Osaka al link
https://www.italyexpo2025osaka.it/