di Vanessa V(ozzo)
Nel 2018, a seguito di alcuni miei trascorsi familiari, decisi di sottopormi, su consiglio medico, ad un test genetico, convinta che me la sarei cavata con un “non si preoccupi, tutto nella norma, può dormire sonni tranquilli” ma non è andata esattamente così. Al contrario, essendo risultata positiva al test, da quel momento in poi sono entrata in un periodo di tormentate decisioni che mi hanno condotta a due operazioni chirurgiche preventive molto invasive. Questi eventi hanno amplificato la mia più profonda vocazione all’ecologismo e alla comunità conducendomi ad uno stile di vita basato sull’integrazione tra l’uso pervasivo delle tecnologie e la coscienza attiva di essere parte della natura. Nello stesso periodo ho iniziato a sviluppare un interesse verso complesse questioni etiche nel campo delle biotecnologie a partire da una domanda personale che occupava i miei pensieri:
cosa farei se potessi tornare indietro nel tempo e modificare il mio patrimonio genetico e quello di mia figlia? (e quindi risparmiare a me e a lei difficili quanto traumatiche scelte e percorsi di vita).
Come artista tendo a non essere troppo autoreferenziale. Il mio vissuto mi serve normalmente come stimolo per compiere complesse esplorazioni artistiche muovendomi tra arte, scienza e tecnologia attraverso forme di documentario basate sulla multimedialità.
Pertanto a partire dalle mie conoscenze nel campo della Bioarte e da saggi come Signs of Life (Kac 2009) ho iniziato una ricerca con il biotecnologo Enzo Guarnieri e il Centro di Biotecnologie Molecolari dell’Università di Torino che mi ha portato alla realizzazione di Photosynthetic Me nel 2020 e di Photosynthetic You nel 2022, rispettivamente un’installazione transmediale e un evento partecipativo in forma di workshop. In un secondo momento sono stati anche coinvolti: il fotografo Andrea Macchia, la studiosa Alessia Gervasone, il sound designer Max Viale e la biotecnologa Irma Milanese.
Nascita di un’idea
Il fatto di vivere in natura ha sempre stimolato la mia creatività e questa volta non è stato diverso. Durante i giorni soleggiati di primavera, nell’espandersi della mia mente dal giardino alla navigazione sul web mi sono imbattuta in un articolo sul sito della prestigiosa rivista Nature (Cai et al. 2019) che raccontava di una bizzarra e verde brillante lumaca marina chiamata Elysia Chlorotica. Un animale in grado di vivere nutrendosi una sola volta di un’alga (Vaucheria litorea) grazie al trasferimento orizzontale del gene psbO incorporato nel suo tortuoso percorso evolutivo.
Decisi di mostrare l’articolo ad Enzo ponendogli una nuova sconcertante domanda:
è possibile poter scegliere, attraverso una tecnologia ultra innovativa, il proprio percorso evolutivo? Mi piacerebbe diventare un essere ibrido, una chimera tra pianta e animale.
Dopo alcune ironiche battute da parte del mio amico scienziato, ci trovammo d’accordo sul fatto che questo tema poneva in luce un ben più articolato e nuovamente attuale discorso etico collegato al ruolo della scienza e delle tecnologie nel percorso evolutivo animale e vegetale. In particolare tecniche innovative abbastanza recenti di editing del genoma come la CRISPR/CAS91 e le sue implementazioni hanno, da alcuni anni, messo ancor più in evidenza il ruolo degli esseri umani nel decidere – senza chiedere il consenso a piante o ad animali – il percorso evolutivo della natura.
Sebbene certamente tali tecniche genetiche abbiano (anche) finalità nobili come, ad esempio, quella di curare malattie che tutti temiamo, tipo il cancro, esse rimettono in discussione l’antico dibattito tra evoluzione naturale ed evoluzione artificiale. Certamente non si può pensare che le azioni dell’uomo con le sue tecnologie non incidano sull’evoluzione, ma ciò che è risultato interessante nella nostra ricerca è stato piuttosto il tema del monopolio, del “chi” ne possiede il controllo. Un tema che riguarda, in generale, i processi decisionali e di democratizzazione delle tecnologie ma che, nel caso delle biotecnologie, assume toni più inquietanti. In effetti, quali sarebbero le conseguenze di una democratizzazione delle decisioni concernenti l'”evoluzione artificiale”, ossia la manipolazione intenzionale del processo evolutivo? E da qui, pertanto, la mia libera e provocatoria scelta di trasformarmi in ibrido tra pianta e animale grazie ad un innovativo utilizzo di tecniche genetiche oggi molto discusse. Quest’idea ci ha permesso anche di speculare su un fantascientifico futuro di corpi autarchici in grado di sopravvivere, come le piante, nell’autosufficienza energetica, risolvendo così, attraverso un percorso evolutivo di matrice cibernetica in cui tecnologia, piante e animali si scambiano e copiano messaggi, il problema del fabbisogno alimentare mondiale. In quest’articolo sarebbe complesso entrare nel merito della ricerca che abbiamo svolto – che si muove su tre livelli: artistico, scientifico e tecnologico – ma vorrei segnalare due progetti che hanno avuto un ruolo importante nella questione della democratizzazione e dei processi decisionali nel campo delle biotecnologie.
Uno è il negozio online Nano Supermarket, un’iniziativa della rete Next Nature, una mostra itinerante di prodotti speculativi che si avvalgono di nanotecnologia. L’altro è The Odin la piattaforma online ideata e coordinata dal biotecnologo e provocatore Josiah Zayner, la cui missione principale è quella di offrire kit e risorse a basso costo per consentire a chiunque, in maniera democratica, di esplorare la genetica e la biologia molecolare anche nel proprio ambiente domestico.
Photosynthetic Me e Photosynthetic You
Da questa ricerca è nata l’installazione transmediale Photosynthetic Me presentata per la prima volta nel 2020 al festival Ars Electronica (Austria) e vincitrice del prestigioso premio S+T+Arts – For Social Good, poi sviluppatasi ulteriormente nel documentario partecipativo in forma di workshop Photosynthetic You presentato anch’esso ad Ars Electronica nel 2022. In Photosynthetic Me il corpo diventa il simulacro costruito artificialmente di un ibrido-chimera tra pianta e animale, autosufficiente da un punto di vista energetico. Photosynthetic You è, invece, un’azione collettiva tra natura e tecnologia in grado di avvantaggiare un percorso evolutivo volto a rendere gli umani fotosintetici.
Photosynthetic Me è strutturata a partire dalla linea poetica che accomuna molti miei lavori: da un lato l’esplorazione di quella che Myron Krueger, pioniere della Media Art, definirebbe Artificial Reality (Rheingold 1993), l’area che mette in relazione il mondo della realtà con quello della virtualità, dall’altro nuove investigazioni nel campo della narrazione non-lineare.
L’installazione si articola, quindi, in due ambienti in cui il visitatore passa dal ruolo di osservatore a quello di protagonista attraverso un processo di embodied narrative dove assume una prospettiva in prima persona per poi vivere un’esperienza partecipativa. Nel primo ambiente viene mostrato un documentario sull’esperimento condotto nel Centro di Biotecnologie Molecolari finalizzato a creare una crema topica innovativa utilizzando la CRISPR, la biologia sintetica e la terapia genica in vivo. Attraverso un processo scientifico reale la crema speculativa dovrebbe rendere il mio corpo in grado di attivare la fotosintesi. Nel secondo ambiente vengono offerte diverse esperienze dislocate nello spazio: 1) una videoproiezione con la conclusione del documentario: me (Vanessa) immersa nella natura, che mi trasformo in una pianta dopo l’applicazione della crema; 2) un’esperienza immersiva del “diventare-pianta” indossando un visore per Realtà Virtuale, distesi su una zolla d’erba reale riscaldata, mentre si respira il profumo di menta e timo sotto i raggi di una lampada solare; 3) un’esperienza partecipativa: con un piccolo contributo economico, i visitatori/partecipanti possono portare a casa il proprio barattolo di crema e condividere la propria esperienza tramite un QR code.A partire dall’idea e dalla ricerca di Photosynthetic Me, chi è favorevole ad un mondo in cui gli esseri umani sono ibridati con le piante può decidere liberamente di partecipare al workshop Photosynthetic You. Qui ai partecipanti viene offerta la possibilità di intraprendere un percorso evolutivo guidato dalle piante e mediato dalle tecnologie che trasformerà l’umanità in una comunità di ibridi fotosintetici autosufficienti per il fabbisogno energetico.
Note
- La CRISPR/Cas9 (Clustered Regularly Interspaced Short Palindromic Repeats/CRISPR-associated protein 9) è una tecnologia di editing del genoma che si basa su un meccanismo di difesa naturalmente presente nei batteri. Un potente strumento per modificare i genomi di varie specie, inclusa quella umana. Nel 2012, Jennifer Doudna dell’Università della California, Berkeley, e Emmanuelle Charpentier, all’epoca presso l’Università di Umeå in Svezia, hanno pubblicato un articolo che ha dimostrato l’efficacia di CRISPR/Cas9 per fare tagli precisi nel DNA. Entrambe le scienziate hanno ricevuto il Premio Nobel per la Chimica nel 2020 per il loro lavoro pionieristico sulla CRISPR/Cas9.
Bibliografia
H. Cai, Q. Li, X. Fang et al., A draft genome assembly of the solar-powered sea slug Elysia chlorotica, In Sci Data 6, 190022, 2019, https://doi.org/10.1038/sdata.2019.22.
E. Kac, Signs of Life: Bio Art and Beyond, MA: MIT Press, 2009.
Nano Supermarket, https://www.nanosupermarket.org/.
Next Nature. https://www.nextnature.net/.
H. Rheingold, La Realtà Virtuale [Virtual Reality], trad. it., Baskerville, 1993.
The Odin, https://www.the-odin.com/.
V. Vanessa, Photosynthetic Me, https://www.vanessav.net/projects/photosynthetic-me/.
V. Vanessa, Photosynthetic You, https://www.vanessav.net/projects/photosynthetic-you/.