Nur wa Zulumat, specchio dell’anima

Dal luogo fisico allo spazio simbolico di luce ed ombra nella produzione e fruizione dell’opera d’arte 

di Salma Hilmi 

Questo studio si avvicina all’uso della luce e dell’ombra con la convinzione che l’arte sia capace di rivelare identità umane celate, evidenziando la presenza di anime ferite nel tessuto della vita quotidiana. Propone infatti di esplorare il fenomeno di luce e ombra nella percezione dell’artista e del fruitore, a partire da un rapido excursus tra diverse dimensioni (scientifica, filosofica, artistica e religiosa). Nell’intero lavoro di ricerca Nur wa Zulumat, specchio dell’anima, di cui questo vuole essere un estratto, emerge una panoramica di assaggi e affondi in diversi ambiti legati tra loro da un filo conduttore narrativo che, più che teorico, definisce spirituale. La ricerca dell’equilibrio o della ragione d’essere di luce ed ombra spinge fin da subito nell’esplorazione dell’incommensurabile, nelle scienze esatte così come nelle scienze filosofico religiose.

La luce è infatti un tema trasversale, trattato da più scienze, come l’astronomia e la fisica, ma con un rilievo preponderante anche nella religione, nella mitologia, nella mistica e, di conseguenza, nelle scienze letterarie. Questo perché la luce è molte volte la risposta a più cose, muovendosi nell’aria dell’intangibile, dell’intuizione, tanto da essere identificata come la fonte stessa delle nostre riflessioni e delle nostre “illuminazioni”.

Spesso nella logica comune non si tiene conto che la luce e l’ombra non sono solo esterne, ma intrinseche a noi stessi: sono parte integrante della nostra essenza. L’anima della luce, invisibile e carica di conoscenza, rappresenta un aspetto che ancora non conosciamo appieno. È ciò che non vediamo superficialmente, ma che ci mette in contatto con la passione e la responsabilità.

Se la luce rivela, l’ombra nasconde, crea contorni sfumati e misteriosi. È lì dove la luce non può penetrare pienamente, dove si cela il mistero e il potenziale ignoto. Come l’anima della luce, l’anima dell’ombra è carica di significati simbolici e rappresenta un aspetto profondo dell’esistenza umana. Essa ci mette in contatto con la parte oscura della nostra psiche, con i nostri timori e le nostre insicurezze, ma anche con la nostra creatività e la nostra capacità di trasformare le tenebre in luce. Secondo Platone, la luce funge da ponte tra la luce interiore emessa dai nostri occhi (Ronchi 1983), e la luce naturale proveniente dal Sole. È attraverso questa intersezione che la nostra visione prende forma.

Infine, l’interazione tra luce e ombra può creare un senso di drammaticità e mistero nelle opere d’arte. L’uso sapiente della luce può creare atmosfere suggestive e giocare con l’immaginazione dello spettatore, lasciando spazio a interpretazioni personali. L’artista può giocare con la luce e l’ombra per creare una narrazione visiva e suscitare emozioni nel pubblico.

Di quali tipologie di luce ed ombra stiamo parlando dunque? E quali sono maggiormente significative ai fini della produzione e fruizione dell’opera d’arte?

Con un’analisi diacronica della storia dell’arte, lo studio si chiede se questa sensibilità emergesse nei diversi secoli in artisti e stili, scuole, del passato. Tale excursus è finalizzato ad analizzare come l’individualità e la cultura dell’artista traspaiono nelle sue opere, anche dall’utilizzo che questi fa proprio di luci ed ombre, evidenziando come si possa leggere l’opera d’arte andando oltre la mera rappresentazione materiale, restituendole invece una dimensione dialogica e spirituale, in quanto espressione artistica che riflette l’anima dell’artista e il suo dialogo con il mondo che lo circonda.

A partire da questa chiave di lettura sviscerata attraverso ciò che classicamente è considerato arte, arriviamo ad affacciarsi ad una forma d’arte certo più recente e meno legittimata, come la grafica, a partire dalla fotografia e dallo studio della visione. È dunque affascinante soffermarsi sull’interpretazione del rapporto luce e ombra nel ruolo del graphic design e nella storia della fotografia, analizzando alcuni  pionieri della fotografia dalla nascita fino ai giorni nostri, creando poi un parallelo con le dinamiche luce e ombra viste con gli occhi di un grafico, che giocherà con pieni e vuoti, spazio e pagine bianche.

Ciò conduce infine al tema più denso, da cui è originata l’esigenza di questo lavoro: la fede spirituale, quello che pratica l’autrice ogni giorno, aprendo un dialogo comparativo fra Cristianesimo ed Islam, anche grazie alla raccolta di alcune testimonianze di studiosi e religiosi.

Dall’analisi dei passi coranici, emerge ad esempio come la luce associata a Dio, alla fede, al bene e al Messaggero, si contrappone all’ombra, che può essere benefica inizialmente, per poi degradare gradualmente verso le tenebre, associate al peccato, all’ignoranza, alla corruzione e all’ingiustizia.

Il lavoro di ricerca si è concentrato molto sulla Luce, ma ancora più su “Zulumat”, le tenebre, l’oscurità, che non sono altro che il dolore  che tocca ogni giorno le persone fragili, segnandole. Questo, più ancora della luce, è il segno che, nell’interpretazione dell’etica dell’arte, diventa gesto sulla tela, atto creativo, che porta alla riflessione, quando l’artista, vagliando ombra e luce e la forza simbolica ad esse connesse, scelga di utilizzarle come tecnica espressiva alternativa all’urlo, estremo atto di dolore. 

All’urlo infatti l’artista -ed è questo che lo connota in quanto tale- preferisce l’atto generativo, creando qualcosa che faccia riflettere il pubblico su iniquità, abusi e violenze, talvolta assodati nel pensiero comune, ma che da qualche parte stanno facendo soffrire un altro essere umano. Nell’artista l’Anima, intesa come sentimento spirituale, la fede, la sensibilità nei confronti degli altri sono fonti di ispirazione o temi caratterizzanti lo slancio creativo. Il lavoro “Anima” descritto nello studio come installazione artistica è un esempio di come l’arte possa essere un mezzo per portare conforto, speranza e cambiamento nella vita delle persone.

Se pensiamo al senso dell’arte e al compito dell’artista, pensiamo che da sempre spetta all’arte dare voce e forma al dolore, riscrivendo le tragedie dell’umanità o della storia, come per la, Guernica di Picasso, l’urlo di Munch, la Pietà di Michelangelo o le tele di Fontana.

Questo dovrebbe essere il fine ultimo dell’arte nella sfida odierna, nell’arte per l’impatto sociale e per i diritti umani: pensare all’umanità, rendendo partecipe la società. Il dualismo luce ed ombra presentato in questo studio, con la complessità dell’ombra portante, dello sfumato, e delle differenti fonti di luce possibile, riflette il mondo e al contempo lo sforzo dell’artista, che attraverso l’uso della luce e dell’ombra deve far riflettere, sognare e progettare un mondo diverso: un modo più giusto, un mondo di uomini e donne più felici e più fedeli a se stessi. Un mondo di pace.

Nota

1. S. Hilmi, Anima, Installazione Creature di sabbia, Lecce 2024. Opera nata da un’app per smartphone per la prevenzione della violenza sulle donne. Le testimonianze di donne, visive e sonore, raccolte dall’artista, sono state poi tradotte in un’installazione multimediale di immagini, testi e suoni: un “tappeto” composto da tanti volti di donna pixelati resi invisibili, che dà loro voce grazie a un QR code e che, come in un mosaico, va a comporre un’unica esperienza emotiva e riflessiva. Essa va a creare un momento di connessione intima ad una sola ANIMA, spingendo ognuno a confrontarsi con la propria percezione e comprensione della violenza di genere. “Dio creò gli esseri umani a partire da una sola anima o persona” recita un versetto (An-Nisa,1) del Corano che si trova in una posizione centrale dell’installazione, un potente appello all’umanità contro i soprusi. Sottolineando che ogni individuo, indipendentemente dal genere, è una parte essenziale della stessa anima universale.

Bibliografia

V. Ronchi, Storia della luce. Da Euclide a Einstein, Edizione Laterza, 1983.

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