di Redazione di Smask.online
Un gruppo di “cittadini preoccupati” ha dato vita ad un sito che si propone di destrutturare il linguaggio e i meccanismi della propaganda via social della Lega di Salvini. Il sito che si chiama Smask.online, presente da settembre 2020, costruito intorno all’immagine della piovra e delle sue parole chiave su Facebook, Instagram e Twitter, nasce da tre ipotesi di lavoro:
1. Voltarsi dall’altra parte per il disgusto è sbagliato: quella della “Bestia” è una operazione troppo dilagante per ignorarla. Questo vale anche per l’obiezione “scolastica” che parlandone la si favorisce. Se fosse un fenomeno nascente potrebbe essere vero, ma qui ci si trova di fronte ad una macchina che di fatto domina il campo della comunicazione politica digitale. Occorre demistificare e contrastare, non sulla carta stampata, ma su internet, perché quella è la piazza dove si gioca la partita.
2. L’approccio allo smascheramento deve essere pedagogico: linguaggio semplice ma con l’evidenza di fatti, del ragionamento lineare, della affermazione di valori fondamentali: la Costituzione antifascista, la lotta per l’uguaglianza sociale su scala globale, la tutela del pianeta come casa comune dei suoi abitanti.
3. La partecipazione attiva va promossa: ognuno può tentare di contribuire alla redazione per costruire un discorso alternativo che parli il linguaggio contemporaneo della comunicazione su internet, ma senza alcuna concessione all’insulto, alla manipolazione, al sensazionalismo.
La scommessa di Smask.online è quella di lanciare il progetto come operazione pedagogica politico-culturale senza agganci con un partito o con la campagna di personalità politiche in vista di prossimi appuntamenti elettorali. Tutti gli articoli sono quindi firmati collettivamente Smask. Il finanziamento delle spese tecniche è affidato a donazioni individuali, con un conto dedicato su Banca Etica (si veda ‘sostieni’ sulla homepage https://smask.online/ ).
Qualche dato per comprendere la portata della “Bestia”: 4.400.000 “mi piace” alla pagina Facebook di Salvini e 4.740.000 followers (la fan base, compresi profili presumibilmente artificiali, cioè che non corrispondono a persone reali, ma che fanno comunque da moltiplicatori). Uno staff di oltre 40 gestori della pagina Facebook, oltre 11mila foto caricate, migliaia di ore di video, centinaia di migliaia di testi. Singoli post vengono inviati come “sponsorizzazioni”, cioè pubblicità a pagamento ad oltre un milione di utenti Facebook alla volta, con budget che arrivano ad oltre 2000 euro a post.
Ogni giorno vengono pubblicati (h 24x 7 giorni la settimana) 10- 20 post, che movimentano anche 60 milioni di interazioni (like, commenti, condivisioni).
Milioni di fan anche su Instagram e Twitter. In rapporto alla popolazione del paese e al suo bacino linguistico è il primato mondiale di successo della comunicazione politica digitale, due o tre volte Meloni, Grillo, Conte (quest’ultimo in ascesa, ma non come interazioni). In termini relativi Facebook di Salvini vale più di Trump.
Gli ingredienti del successo dello staff della “Bestia” sono stati analizzati da Milena Gabanelli e Simona Ravizza sul Corriere della Sera, da Billeci su Fan Page, da Salamida su L’Espresso e da decine di altri commentatori (smask.online ha selezionato una antologia di articoli). Sono state scritte tesi di laurea e saggi accademici. Il sito è stato costruito attorno all’immagine di una piovra che cattura followers su Facebook, Instagram e Twitter.
Il collettivo redazionale di Smask.online ha identificato centocinquanta parole chiave (le “ventose”), organizzate in dieci macro-tematiche (“tentacoli”) che vanno da “Famiglia e ordine”, “Ossessione migranti”, “Nemici, complotti e bacioni”, “Dio e patria” fino a “Amici neonazionalisti”, “Guardaroba e travestimenti”, “Sport da bar” e “Dieta sovranista”, che ricorrono ossessivamente nella comunicazione della “Bestia”, martellando il concetto.
Il mix della comunicazione di Salvini comprende immagini aggressive nei confronti dei “nemici”, che non sono trattati come avversari politici, ma come persone cattive, stupide, corrotte, brutte (le fotografie che li ritraggono sono scelte accuratamente per dare una immagine repellente): persone da linciare in rete. Questo puntualmente accade con decine di migliaia di fan che vomitano insulti e minacce, non rimosse dal numeroso staff che gestisce la pagina. A questo ingrediente si alternano immagini empatiche del cosiddetto “capitano” (un termine evocativo scelto a tavolino, come lo furono Duce, Fuhrer, Caudillo ed altri) che si intrattiene con la figlia di otto anni (o anche meno, con foto dall’album di famiglia); immagini con la tazzina di caffè e trangugiamento di cibi locali (durante le elezioni regionali in particolare) o merendine. Poi si cambia registro: spot sulla squadra del cuore o si osannano i poliziotti, le guardie penitenziarie, i carabinieri aggrediti dalla sinistra. Il tutto sotto la bandiera di “prima gli italiani” e dell’onore alla Patria difesa dal personaggio. Continuo il rimbalzo fra internet, comizi, televisioni.
La giornalista Rachele Gonnelli in un articolo su “Sbilanciamoci” (https://sbilanciamoci.info/smascherare-la-bestia-nella-piazza-virtuale/) ha scritto: “È un compito enorme quello di scardinare i gangli della post verità, su cui persino Mark Zuckerberg ultimamente è chiamato a dare prova per fermare il gioco sporco che può condizionare artificialmente il funzionamento della democrazia e avvelenare i pozzi della società attraverso il dilagare di haters, complottismo e ora negazionismo sanitario sul Covid”. Esistono persino manuali online di debunking dove la prima regola è che si devono escludere, sempre, i toni aggressivi. Che è in effetti uno dei postulati del codice etico di Smask. Ma questa è solo una precondizione. La vera sfida è un’altra: evitare l’illusione che basti sventolare i fatti per demistificare la “Bestia”, perché i fatti da soli non parlano a chi è catturato in quelle che Gonnelli, rifacendosi al filosofo Thi Nguyen (https://philpeople.org/profiles/c-thi-nguyen), chiama bolle epistemiche e casse di risonanza. Le bolle epistemiche sono comunità chiuse e inaccessibili (i negazionisti dell’Olocausto o del Covid-19 non hanno alcuna intenzione di essere convinti con i fatti). Le casse di risonanza sono le campagne di proselitismo, che sono studiate per attrarre gli incerti, gli ingenui, gli indifesi. La destra radicale americana, quella di Steve Bannon e dintorni, non è una bolla epistemica, è una campagna continua giocata su tutti i terreni, privilegiando i social media, dove milioni di persone vagano in cerca – in un certo senso – di una propria identità. Facebook, del resto, secondo un articolo di Grossi e Antonelli (L’Espresso, 11 Ottobre 2020), probabilmente è in grado di privilegiare i contenuti di destra e lo sta facendo in vari modi.
In questa prospettiva il progetto smask.online va visto in due modi convergenti: sia come una forma pratica di antifascismo digitale, rivolto anche agli incerti e indifesi, che come un tentativo di richiamare donne e uomini di area progressista a non parlarsi solo fra di loro. Un esperimento comunicativo da parte di una comunità aperta di cittadini che tenta di costruire un discorso semplice, chiaro, comprensibile anche a chi è molto distante. Di qui le rubriche in cui si articolano gli oltre cento articoli già pubblicati, al ritmo di due o tre quotidianamente:
- Contropost che, con dati e informazioni alla mano, smontano un post della “Bestia” mostrandone le contraddizioni e i trucchi;
- Antidoti che segnalano buone pratiche sociali che ne contrastano il veleno con i fatti;
- Parole del Giorno che smontano pezzo per pezzo il copione della manipolazione;
Contropost e Antidoti sono brevi articoli, da cento a trecento parole, per facilitarne la lettura e aumentare l’efficacia comunicativa.
Quando il fascismo era solidamente al potere, non senza aver vinto anche sul terreno della retorica, Gramsci scrive: “Il modo di essere del nuovo intellettuale non può più consistere nell’eloquenza, motrice esteriore e momentanea degli affetti e delle passioni, ma nel mescolarsi attivamente alla vita pratica, come costruttore, organizzatore, ‘persuasore permanentemente’” (A. Gramsci, 1975). Troppi a sinistra hanno oggi smesso di ‘mescolarsi alla vita’, rinchiudendosi nella loro bolla. Ma il fascismo del XXI secolo non si batte ignorandolo. Va smascherato nelle menti di chi ne è irretito.
Bibliografia
Antonio Gramsci, Quaderni del carcere, Einaudi, Torino, 1975, vol. III, pp. 1550-1551