Aprire la porta e fare corrente

Associazione Ghëddo

di Stefania Balocco

Camminando verso il centro della città notiamo come lo spazio attorno a noi prende, ad ogni passo, una forma definita. Solido e assodato, lo spazio sembra non doversi muovere più. Una sensazione di sicurezza e al contempo di rigidità investe il centro, quella zona già stata giovane un tempo e che, sicura di sé, diviene campo di possibilità – le uniche possibilità.
In quale momento abbiamo smarrito la curiosità per le zone indefinite, dimenticate o in continua trasformazione geografica e sociale, per quelle zone marginali, tremendamente nuove e già decadenti? Quando abbiamo smesso di vivere la periferia?
La zona periferica è ricca di risorse che non vede perché ammaliata dalle possibilità del centro che rincorre senza raggiungere. La periferia nasce in contrapposizione alla zona centrale e, molto spesso, è quest’ultima a definirla tale; così la periferia sogna il centro e non se stessa e viene pensata dall’esterno esattamente come accade nella dicotomia nord/sud. Prendendo in prestito il pensiero meridiano del sociologo Franco Cassano, il sud-periferia deve ripensarsi e sognarsi per poter avere coscienza di sé ed entrare in dialogo con il nord-centro, per decostruire il rapporto di subalternità con quest’ultimo e assumere il ruolo di co-protagonista sul palco della creazione di valori e di senso.

“Pensiero meridiano vuol dire fondamentalmente questo: restituire al sud l’antica dignità di soggetto del pensiero, interrompere una lunga sequenza in cui esso è stato pensato da altri”1.

Bolla in fermento, come incubatrice di forze contrarie e alternative fresche, la zona periferica è un luogo, è un pensiero, è una generazione. 
Un generazione definita da altre generazioni, con le quali sembrano nascere più scontri che incontri. Ma il ricircolo tra elementi periferici e centrali è un meccanismo fondamentale che necessita di manutenzione. La nostra generazione – una generazione periferica – può e deve farsi spazio in quanto detiene un ruolo importante nei discorsi circa il futuro, il nuovo, l’alternativa. Il contatto tra ciò che è già assodato e ciò che è invece più sperimentale è proficuo, ovviamente a patto che lo scambio sia pensato in una dinamica orizzontale e non unilaterale. 
Si tratta allora di adottare una prospettiva di collaborazione, di diventare esseri realmente sociali: aperti allo scambio, alla sperimentazione, alla condivisione creativa. Per queste ragioni, l’input che dà vita alla nuova call proposta da Ghëddo per giovani creativə che frequentano – o che hanno terminato da poco – l’Accademia è proprio l’idea di interconnessione e co-costruzione. Un dialogo complesso, urgente, eterogeneo e stupefacente, che pone l’accento sull’importanza della complicità con l’altrə. Ghëddo nasce da e per una prospettiva giovane che non venga descritta dal centro ma da se stessa, che abbia il coraggio di raccontarsi e viversi, contribuendo a modellare il mondo attorno a sé. Attraverso la nostra forma di collettività tentiamo di costruire un ponte, una via che metta in comunicazione le parti, la formazione e la professione, la ricerca giovane e gli spazi espositivi; vogliamo aprire la porta e fare corrente.

Ghëddo è un’associazione culturale attiva a Torino dal 2021 con l’obiettivo di organizzare progetti culturali per valorizzare e promuovere la giovane arte emergente. L’associazione mira a creare una rete dinamica con artistə e spazi espositivi del territorio, favorendo esperienze di cooperazione e di scambio tra artistə e realtà cittadine al fine di costruire un legame solidale e generare delle dinamiche di scambio umano, etico, artistico.
Ghëddo è Stefania Balocco, Olga Cantini, Chiara Cosentino, Rachele Fassari, Davide Nicastro, Barbara Ruperti, Marta Saccani.

  1.  Franco Cassano, Il pensiero meridiano, Editori Laterza, Roma-Bari 2005, p. 5.

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