Relics of the future created in the present that recall the past
Testo e opere di Marco Abrate (Rebor)
Come viene vissuto l’amore al tempo del digitale?
L’arte, fino ad oggi, ha contribuito a rendermi giorno dopo giorno più consapevole. Affinché una mia opera sia autentica e riesca a comunicare con il pubblico, deve partire da un’emozione genuina, letta così come è. Va menzionato che l’aiuto di una psicologa, soprattutto quando mi è stata riconosciuta la dislessia, è stato fondamentale. Mi aveva consigliato di lavorare sulla capacità di organizzare i pensieri, e questo consiglio è stato estremamente utile. Per me, l’arte è avere il coraggio di scavare a fondo di se stessi, essendo più autentico possibile e libero dalle illusioni dell’io. Una visione egocentrica può spesso distogliere dalla verità su se stessi perché la si rigenera con un ideale che vogliamo imporre a noi stessi e agli altri. Mi piace utilizzare la tecnologia in modo creativo anziché passivo. Abbiamo assistito progressivamente a un cambiamento nella società, nello spazio urbano e nelle tecnologie. Un aspetto legato alla diffusione di internet è il fenomeno studiato da Barry Wellman (2012): il networked individualism. Questo fenomeno è il risultato del processo di mutamento sociale avviato con l’industrializzazione. Questo ha influenzato sia gli stili di vita, con un crescente isolamento e alienazione, sia la creazione di legami sociali. Se in passato la vicinanza fisica e il contatto faccia a faccia univano le persone, ora, grazie alla rete internet, è possibile stabilire connessioni anche con individui geograficamente distanti. Ciò che accomuna non è più solo la condivisione dello stesso spazio, ma anche la condivisione degli stessi valori e obiettivi comuni. Nel complesso, le relazioni nate offline e online si integrano tra loro. La tecnologia ha cambiato oggettivamente la vita di ogni individuo? Approfondendo, possiamo osservare quanto questi cambiamenti siano avvenuti in modo molto rapido. Non è stato subito compreso che “on life” e “off life” non sono due mondi separati, ma due metà che si uniscono per formare lo stesso mondo. Spazi fisici e digitali si fondono in un continuum in cui la distinzione tra reale e virtuale, online e offline, perde i suoi significati più rigidi. Gli utenti possono passare agilmente da una dimensione all’altra, mescolando diverse forme di comunicazione, sia mediate che faccia a faccia. I social network rappresentano un nuovo palcoscenico, dove i contenuti caricati sui profili degli utenti (foto, video, post scritti, flussi di coscienza) sono legati a una continua riflessione su come si viene percepiti dai propri follower e su cosa si desideri trasmettere loro. Tramite i social media è possibile mettere costantemente alla prova la propria identità sociale e personale. Il lato ingannevole riguarda la memoria digitale, molto più affidabile della memoria umana. Sul web è possibile rintracciare i discorsi identitari di ogni individuo, rendendo visibile a chiunque il processo di creazione del proprio sé, prima celato nel retroscena. Se non si conosce a pieno il mezzo che si sta utilizzando e non si ha una buona consapevolezza del sé e dello spazio che ci circonda, si può inciampare in grandi illusioni. Prima della pandemia, l’osservazione del rapporto tra coppie e uso dei social media evidenzia quanto l’individuo si sia progressivamente isolato e abbia interagito in modo minore nella vita offline. Dopo la pandemia, periodo che ha costretto la maggior parte delle persone ad utilizzare principalmente il mondo digitale per vedersi o dialogare, ci si è indirizzati verso una maggiore consapevolezza e l’importanza di avere un equilibrio tra il vivere con intelligenza e creatività in internet. Purtroppo però l’uso passivo è ancora molto diffuso, perché per utilizzare un mezzo in modo creativo ci vuole un minimo di “fatica”. Oggi se un evento non viene pubblicato sul profilo social del protagonista, sembra che non sia mai accaduto. Si è più controllati online che dal vivo? Ogni post, storia o video è un’arma a doppio taglio che può inaspettatamente rivoltarsi contro di noi se non ci si fa le appropriate domande prima di pubblicare qualsiasi cosa su una piattaforma: perché sto pubblicando? Cosa voglio comunicare di me stesso? Anche se fosse il miglior post o story, perché è la miglior cosa per me? I social network sono anche controproducenti? Se usati correttamente, permettono di coltivare relazioni e generare soddisfazione nei partner. Altrimenti, rischiano di danneggiare l’equilibrio instaurato e logorare la coppia, portandola alla rottura. In una relazione, le foto sono solo un contorno, un ricordo di momenti speciali da rivivere insieme, ma è la comunicazione tra i partner che permette alla coppia di funzionare, indipendentemente dalla modalità utilizzata. Tra gli aspetti negativi, emerge il bisogno di mettersi in mostra online. Non è raro provare un senso di inferiorità nel vedere post e storie riguardanti cene romantiche o attività di coppia. Tuttavia, siamo sempre più consapevoli che spesso sono le coppie più fragili a condividere più contenuti, quasi a compensare la mancanza di stabilità
L’evoluzione dell’amore nell’era dell’immediatezza digitale
Il concept per creare le mie opere esplora come le relazioni amorose si evolvono nel mondo digitale, evidenziando sia la bellezza delle connessioni che la fugacità nel contesto della tecnologia in rapida evoluzione. Cos’è l’amore oggi? Come viviamo questo tipo di emozione? Utilizzando opere che integrano elementi analogici e digitali, esploro il concetto di abitare lo spazio in un’epoca caratterizzata da una crescente interazione tra il mondo fisico e quello virtuale che oggi coesistono. Il concept parte principalmente da esperienze personali, si concentra su come vivo questa emozione evitando però un discorso retorico, per permettere allo spettatore un coinvolgimento ed un’interazione profondi con le opere e lo spazio. Mi sono chiesto cos’è l’amore per me. Ho voluto esprimerlo dicendo che è come donare ali per volare e motivi per rimanere. In questo momento sono visibili degli schizzi e studi preparatori in vista della realizzazione delle opere: materiali che vogliono raccontare, attraverso la pareidolia (elaborazione fantastica di percezioni reali incomplete), come possiamo proiettare intorno a noi quello che ci circonda, le nostre emozioni. Sono partito dall’opera Can you hear? un’opera della serie Disvelamenti che ho realizzato prima di partire per il Canada e già presente presso la galleria MA-EC. In seguito, prendendo spunto dal concetto di Heidegger di “dimora” attualizzandolo a come viviamo lo spazio oggi, ho immaginato gli interni di una casa dove trascorriamo del tempo e dove piccoli dettagli possono portarci a ricordare momenti vissuti durante l’innamoramento. Il concetto base dello sviluppo di questa nuova serie ha come chiave di lettura i tre punti principali: l’impermanenza, lo spazio (analogico e digitale) e l’amore.





Marco Abrate (Rebor), Solitudine, cement, parget, paint, 2023


cement, parget, paint, 2023
Nota
Le opere pubblicate appartengono alla serie Relics of the future created in the present that recall the past, realizzata a Shanghai durante la residenza Swatch Art Peace Hotel, Maggio-Agosto 2023, il nuovo concept è stato realizzato durante una residenza a Waterloo, Canada, all’inizio del 2024