di Gerardo De Pasquale
(...) « Visibile nel serico silenzio resta il tocco del mio più lieve movimento; nel sipario teso delle lontananze s’imprime incancellabile l’emozione più tenue. Ad ogni mio respiro si alzano e si abbassano le stelle. »1 (...)
Se la tediosa questione è ancora: cos’è la musica, risolta da Edgar Varèse già all’inizio del secolo scorso quale suono organizzato in “Qualcosa che deve venire dal suono”2 ineluttabilmente “Il silenzio non esiste. C’è sempre un qualcosa che produce un suono.”3 così come dichiarò John Cage, certamente il più importante compositore della estetizzazione del suono, il quale poneva l’ascolto e la qualità d’ascolto quale metodo più efficace contro il rumore, tra l’altro, questa, scaduta definizione. Nella sua epigona composizione 4’33’’ ascoltiamo soltanto i suoni esterni alla composizione stessa. Forse il silenzio, paradossalmente e metafisicamente più tangibile, potrebbe essere semmai contenuto nell’attesa di un suono, in quella temporale, nostalgica sospensione che precede l’ascolto. Mera illusione, in quanto anche in un’assenza fenomenica l’esistere di un suono“immaginato” già risuona e riverbera tanto quanto quella “persistenza retinica” d’immagine. Così come magnificamente definita da Carmelo Bene in quella poiesi (sic) televisiva rispondendo a Luigi Pestalozza “del suono resta l’alone, cioè la résonance” 4. E non vi è soluzione nemmeno scientifica come l’esperienza anecoica. Dal greco “priva di eco”, la camera anecoica grazie alle sue qualità in termini di forma, dimensioni e di materiali fonoassorbenti e fonoisolanti, restituisce un silenzio che può perfino indurre a squilibri psicofisici. È proprio in una di queste esperienze che Cage negli anni ’50 del secolo scorso, ad Harvard, dopo esservi entrato per 273 interminabili secondi (4’33’’) riconobbe il proprio respiro, il proprio battito, il proprio flusso sanguigno divenendo sé stesso musica. L’ascolto è di per sé nel contempo identico e partecipato al suono che è mobile e diacronico (per la sua qualità non statica e di mutazione temporale), non riducibile ad una prospettiva fissa, ma che si compone, scompone e ricompone lungo molteplici linee. Nella pratica di Educazione al suono Murray Schafer pone l’esercizio delle passeggiate sonore quale amplificatore di questa specificità: “il camminatore che ascolta descrive un fenomeno mobile da un punto di vista a sua volta mobile” 5. Si può quindi ambire ad una modalità già e da sempre disponibile, “aumentata” e senza ausili, d’interazione ideale tra ciò che vediamo e ciò che ascoltiamo. Soundscape e Landscape. Il paesaggio sonoro e visivo. Gli objects sonores di Pierre Schaeffer, padre della musica concreta, che nobilita, tra l’altro, il rumore a suono, hanno lo stesso valore degli objects trouvés di Marcel Duchamp. Non è un confronto tra somiglianze o differenze ma di valore, appunto, d’identica rilevanza. Quanto distanti possono essere le analogie è ovvio; l’oggetto visivo non è fonte di luce ma illuminato dalla luce, il suono, invece, al pari della luce origina da una fonte ed è la fonte. E non è neanche la metafora suono oggetto visivo o la commistione tra eterogenei elementi. Le differenze limitanti sono da identificarsi in una decodifica del linguaggio. Il suono, a differenza dell’immagine già oggettivata per ciò che è, perde la sua superiorità metafisica nell’essere, appunto, razionalmente oggettivato. È un aspetto ancestrale legato alla necessità dell’uomo di capire cos’è quel suono e quale la causa per individuarne un eventuale pericolo. Si inficia così il suono ad un mero segnale che rinvii ad un senso. Pierre Schaeffer nel Traité des objets musicaux teorizza la musica acusmatica per poter analizzare il suono senza i vincoli semantici o linguistici legati alla fonte e restituire al suono la condizione di oggetto a sé stante. Acusmatico deriva dall’akusmatikoi di Pitagora. Il metodo del filosofo greco si basava su un ascolto totalizzante che consentisse l’utilizzo dell’udito scevro da distrazioni visuali parlando ai suoi discepoli celato da un velo, così da restituire “all’udito la totale responsabilità di una percezione che normalmente si appoggia ad altre testimonianze sensibili” 6. Nei suoi studi Pierre Schaeffer ha adottato tale concetto per poter analizzare il suono e restituirlo all’ascolto svincolato dalle proprie cause; la musica acusmatica è la musica creata per essere ascoltata tramite altoparlanti.
Il velo è per Pitagora ciò che l’altoparlante è per Schaeffer.
In-concludendo, il silenzio può solo non essere che utopia perché mai possibile ne avverrà l’assenza fenomenica, filosofica o scientifica, che non si compia già in un atto, come in questo attimo, anche se infinitesimamente minimo come già da “sempre” in qualsiasi ipotetico primo moto vitale. Scrissi altrove, il silenzio è come un dio trascendente che si sottrae ad ogni sforzo conoscitivo: è un Deus absconditus che rende vano ogni tentativo della ragione di svelarne l’essenza, restando inaccessibile e mostrandosi come vero e proprio paradosso. L’infinità divina coincidente nel socratico so di non sapere: una docta ignorantia.7
Il testo seguente è tratto dal programma di sala della prima esecuzione assoluta di silenzi irregolari (2018) di Gerardo De Pasquale, per due voci femminili, Giulia Zaniboni e Felicita Brusoni soprani, 29 maggio 2019, Palazzina Liberty Dario Fo e Franca Rame, Milano.
“Tutto teso al limite della percezione delle sue pianissime dinamiche; silenzi irregolari è l’anelare utopico e ricorrente ad un brano ‘invisibile’, una estrazione estrema delle quasi impercepibili frequenze dell’intimo silenzio. Le impreviste ed ineluttabili irregolarità, che irrompono sulla dilatata e quasi quieta assenza di suono, si manifestano come violenti abbellimenti sovrapposti alla già ricca polifonia del silenzio. Un immobile canto dall’articolazione quasi inesistente.”
Note:
- R.M. Rilke, Die Stille, Das Buch der Bilder, Axel Juncker Verlag, Berlin, 1906.
- E. Varèse, Il suono organizzato. Scritti sulla musica, Unicopli, Milano, 1985.
- J. Cage, Silence, in R.M.Schafer, Il paesaggio sonoro, cit., Ricordi Lim, Milano, 1985.
- C. Bene, Uno Contro Tutti, programma TV, Maurizio Costanzo Show, Mediaset Canale 5, 1995.
- R. Murray Schafer, Educazione al suono – 100 esercizi per ascoltare e produrre il suono, Ricordi, Milano, 1998.
- P. Schaeffer, Traité des objets musicaux, Paris, Seuil, 1966.
- G. De Pasquale, in Parva Naturalia, Sguardo Sospeso: Rifrazioni, A.A.V.V., Società Piacentina di Scienze Naturali,Milano, 2014.