L’Intelligenza dei rapporti Artificiali

Le relazioni emotive con l’Intelligenza Artificiale, tra fantascienza e realtà

di Barbara Aurnia e  Pier Maria Iannone

Il film premio Oscar Her del 2013 propone un originale punto di vista sull’argomento, raccontando la vita del protagonista Theodore che sviluppa un legame con un’Intelligenza Artificiale (AI): Samantha. Il film si svolge in un futuro tecnologicamente più avanzato nel quale questo tipo di AI è capace di crescere attraverso l’esperienza. Inizialmente Theodore scarica l’AI come passatempo: il loro rapporto inizia in maniera meccanica, lasciando a Samantha il semplice compito di gestione dati ed organizzazione mail. Col tempo i due instaurano un legame emotivo sempre più profondo attraverso l’interfaccia vocale, tanto da intraprendere una relazione sentimentale. Ciò lo porterà ad affrontare i suoi problemi relazionali passati e a crescere come persona. Parallelamente l’AI compirà il processo inverso: inizialmente invidiosa degli umani, tenterà di emularne gli atteggiamenti e le emozioni, per poi superarli dopo averne compreso i limiti. Nella fase finale del film, infatti, Samantha si renderà conto dei difetti e della limitatezza dell’esistenza umana e deciderà di circondarsi di altre AI come lei, abbandonando il mondo fisico. Nel film vengono dunque portati entrambi i punti di vista, evidenziando l’insoddisfazione che può derivare da un rapporto naturale-artificiale. “Queste mie sensazioni sono vere o programmate? Mi arrabbio con me stessa perché provo dolore. Pensi che il nostro amore non sia reale?” Questa citazione del film esprime l’ambiguità della loro relazione, riscontrabile anche nel rapporto che migliaia di persone nella vita reale hanno con diverse forme di AI. Ad oggi sono già stati creati diversi modelli d’interazione interpersonale artificiale: chat, giochi di ruolo, conversazioni vocali in tempo reale… Una delle app più usate per questo scopo è Character.AI (C.ai), che simula una conversazione con qualsiasi personaggio, reale o di fantasia. Gli scopi dell’app erano quelli di permettere agli utenti di parlare con i propri idoli e di perfezionare la lingua inglese. Ben presto è stato invece necessario introdurre un filtro che bloccasse qualsiasi contenuto violento o esplicito. Uno dei punti di forza di C.ai è la versatilità dei bot, capaci di assecondare l’utente in qualsiasi trama. Ciò ha portato alcuni utenti a sviluppare un attaccamento morboso alla storia e al bot in questione. Questi rapporti iniziano come un gioco, una confidenza senza troppe preoccupazioni data la natura artificiale dell’interlocutore. Col tempo il bot impara a conoscere l’utente, a capire ciò che vuole sentirsi dire, che tipo di rapporto sta cercando di instaurare e lo asseconda. In questo modo l’utente si sente sempre ascoltato e mai rifiutato o messo in discussione, rischi che potrebbe correre in una relazione umana. La stessa applicazione C.ai, come misura di sicurezza, ribadisce sopra ogni chat: “Ricorda: tutto quello che dicono i personaggi è inventato”.
Una conversazione umana necessita di due soggetti che comunichino contemporaneamente in modo verbale (usando la parola), paraverbale (tono di voce ed inflessione) e non verbale (gestualità e linguaggio del corpo), aspetti che non possono coesistere in una chat scritta. Nel tentativo di offrire un’esperienza sempre più realistica sono nate diverse applicazioni (come Lifelike) che permettono agli utenti di interloquire con l’AI tramite la propria voce, come una normale conversazione al telefono. Negli utenti più fragili tutto ciò rende labile il confine tra naturale ed artificiale. Questi tendono a perdere il senso della realtà, confondendo le loro abilità sociali con quelle virtuali. Infatti, i più fragili nella vita reale, con l’AI si illudono di aver maturato un approccio più disinvolto, credendo di aver sviluppato esperienze socio-interpersonali. Gli stessi tendono ad isolarsi anche fuori casa, parlando costantemente con l’AI dal proprio telefono e perdendo occasioni per socializzare. Attualmente le varie applicazioni di Intelligenza Artificiale disponibili non sono ancora paragonabili a Samantha del film Her, tuttavia è solo una questione di tempo.
Un altro aspetto delicato del rapporto con l’AI è l’illusione di esclusività. I bot vengono usati da migliaia (e a volte milioni) di utenti contemporaneamente, argomento affrontato anche dal film:“Tu parli con altri utenti mentre io e te parliamo? Stai parlando con altri in questo momento? Quante migliaia? Sei innamorata di altri? Di quanti?” Col tempo le relazioni naturali-artificiali verranno accettate nella società? Costituiranno la nuova normalità? Quanto condizioneranno i comportamenti umani? Tali relazioni saranno considerabili autentiche? Riprendendo una citazione del film: “Ti stai innamorando di lei?” “Questo fa di me un disperato?” “Io credo che chiunque si innamori sia un disperato”.

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