Pasolini e Antonioni: visione del corpo in dialogo con la città.

di Antonia Ricciardi

L’immaginario collettivo tende a considerare centro e periferia come enti tra di loro slegati, ma focalizzandoci sulla loro definizione, possiamo denotare come il termine centro vada a rappresentare la parte più interna di qualcosa, implicando l’esistenza di un’altra entità più marginale e collegata intrinsecamente ad esso, ossia la  periferia, strato più superficiale di un corpo rispetto al suo centro. L’essere umano, infatti, si è sempre distinto per la sua capacità di delimitazione dei confini spaziali attraverso la corporeità: dal corpo dipartono le reti relazionali che vanno a definire le interazioni tra persona e ambiente. La corporeità è il centro secondo cui, in accordo con la teoria di Arnheim, ogni sistema fisico e mentale si caratterizza in base al proprio “punto di fuoco, da cui l’energia s’irradia” influenzando e distribuendo, nel campo visivo, tutti gli elementi ad esso periferici. Questa sinergia riflette l’esperienza umana di centro e periferia in una visione che va al-di-là delle arti visive secondo un agire in cui l’uno non può sussistere senza l’altro. La carne comunica con l’ambiente attraverso il proprio confine epidermico definendo il limite tra individuo (centro) e ambiente (periferia), strutturando se stesso come elemento per capire l’importanza del territorio e il disvelamento interiore dell’umano. In ambito cinematografico, l’approccio al corpo-centro e all’ambiente-periferia è osservabile in Pier Paolo Pasolini e Michelangelo Antonioni. Per quest’ultimo, la città evidenzia il male di vivere dell’essere umano attraverso la monumentalità degli edifici o con elementi esterni ulteriori. L’obiettivo è rappresentare la precarietà dell’uomo contemporaneo che oscilla costantemente tra il crollo delle vecchie sicurezze e la modifica dell’ambiente sempre più radicale. L’introiezione e il rapporto con l’ambiente divengono fondamentali per criticare la borghesia secondo un’operazione soggettivista, soffermandosi sui rapporti interpersonali tra uomo-donna. In Pasolini, invece, la città prende forma tramite i suoi personaggi, specchio dell’altra faccia della Dolce Vita felliniana: non vi è più il pantheon pagano frutto del boom economico, ma gli emarginati, un sottomondo della borghesia dimenticato dalla società, da cui si può uscire solo con la morte. Interessante notare come, all’interno della loro filmografia, entrambi vadano a criticare il ceto medio ma con un uso dell’elemento corporale del tutto diverso. Il centro richiama a sé una periferia differente com’è differente il loro influenzarsi reciproco. Soffermando l’attenzione sui lungometraggi quali La Notte di Antonioni e Accattone di Pasolini, si evince come centro il corpo dei personaggi, attorno cui tutto si struttura al-di-là della narrativa, in favore di una immersività dell’autore nel loro animo, e quindi l’adozione anche della sua psicologia e della sua lingua sganciandosi dalla fisicità. In La Notte, infatti, tutta la periferia rappresenta un viaggio interiore della protagonista alla ricerca del tempo perduto in un continuo smarrirsi e ritrovarsi. Come dinnanzi ad uno specchio, scorrono le immagini di una realtà frantumata ferma e distaccata fino all’arrivo dell’alba, che suggella la possibilità di guardarsi per quali si è all’interno della propria incapacità di capirsi. In Accattone, figura del mondo antico che con il proprio corpo dà voce al sottoproletariato urbano –  unica residua purezza della società borghese – l’alba conduce alla morte. Morte, l’evasione del proprio essere dalla periferia della vita.

Bibliografia:

Antonioni M., Fare un film è per me vivere, C. Di Carlo, G. Tinazzi (a cura di), Marsilio, 3° ed, Venezia, 2009. 

Arnheim R, Il potere del centro, Abscondita srl, Milano, 2016

Bazzocchi M.A., I burattini filosofi: Pasolini dalla letteratura al cinema, Bruno Mondadori, 2010

Biondillo G. , Pasolini: il corpo della città, Ugo Guanda Editore, Milano 2022

Chiarini L., Cinema e film: storia e problemi, Bulzoni editore, Roma 1972

Cuccu L., La visione come problema: forme e svolgimento del cinema di Antonioni, Bulzoni editore, Roma, studi cinematografici3, 1973

Orsini M.(a cura di), Michelangelo Antonioni: i film e la critica 1943-1995 , Bulzoni editore, Roma, 2002Tinazzi G., Michelangelo Antonioni , Il Castoro, Firenze : La nuova Italia, 1976

immagine in evidenza: da Accattone, Sperdimenti

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