di Maria Grazia Tassone
Il mezzo, la parte più interna di una superficie, di un luogo, di uno spazio qualsiasi; e la parte estrema e più marginale. Centro e periferia non si limitano però a essere connotazioni esclusivamente fisiche, sono connotazioni concettuali ed economiche.
Tra gli spazi periferici per eccellenza ci sono le carceri, luoghi che attengono alla sfera precisa della marginalità. Entità avulse dalla società, sono periferia in senso geografico, ma sono anche periferia esistenziale poiché le persone che le popolano diventano esse stesse periferiche per la società, senza più una sostanza corporea, persa insieme alla propria identità. Le carceri sono periferia come concetto.
Tra i progetti realizzati negli istituti penitenziari a scopo educativo e riabilitativo, la maggior parte di quelli attinenti l’arte visiva ha, non a caso, come denominatore comune l’utilizzo del linguaggio proprio della Street Art che, almeno nella sua matrice primordiale, nasce come strumento di riappropriazione artistica, politica e identitaria. La Street Art è un linguaggio per natura periferico, il suo impiego dà, o restituisce, centralità a identità e temi volutamente tenuti ai margini.
Grazie ai libri della fotografa statunitense Martha Cooper e al suo archivio abbiamo oggi testimonianza dei movimenti esplosi dagli anni Settanta e adesso ampiamente riconosciuti come identitari e di fondamentale importanza per la nascita e l’evoluzione di alcuni stili; protagonisti i primi writers, ragazzi provenienti dai ghetti neri o ispanici della periferia di New York decisi a dichiarare la loro esistenza con le tag.
Il primo Graffitismo come calligrafia urbana quindi, espressione di disagio, emarginazione, e della conseguente voglia di riscatto. Nel tempo il linguaggio si è evoluto ma nella sua accezione originaria l’esistenza della Street Art si caratterizza per essere sempre fuori luogo, un’interruzione inattesa nell’ordine urbano preesistente che sposta l’attenzione su temi disturbanti, fuori -un ordinario- luogo.
Oggi Street Art è un termine comprensivo di forme espressive diverse; come linguaggio artistico ha subito metamorfosi, assumendo anche forme addomesticate come parte di progetti di riqualificazione urbana. È indubbio che la Street Art possa attivare fenomeni di riqualificazione e rigenerazione sociale; ma è fisiologico che questo linguaggio venga assorbito e masticato da poteri accentratori?
A livello economico la Street Art, oltre a essere stata protagonista di appropriazioni poco lecite da parte del mercato dell’arte, è correlata alla rivalutazione degli immobili o delle aree urbane che ospitano le opere, con una conseguente crescita del valore delle proprietà.
La correlazione tra opere di Street Art e rivalutazione economica degli immobili, confermata da alcune ricerche, può dare però seguito a fenomeni dagli impatti negativi, come la gentrificazione, ovvero il processo di sostituzione sociale degli abitanti storici di un’area urbana con nuovi abitanti con maggiore potere d’acquisto. Diversi sono gli esempi in tal senso. Nel 2014 lo street artist Blu ha cancellato due sue opere (Brothers e Chain) realizzate sulle facciate di due fabbriche fatiscenti nel quartiere Kreuzberg, a Berlino, proprio per denunciare la gentrificazione di cui il quartiere era diventato oggetto, anche per via delle sue opere.
La Street Art si allontana, e viene allontanata, dalla sua natura e dalla periferia per essere portata nei musei e per riqualificare centrali porzioni del tessuto urbano; ma se la sua portata comunicativa attiva e agevola processi di rigenerazione sociale, l’attenzione che attira a livello economico sembra depotenziarne le possibilità espressive.
Riferimenti bibliografici
Cavagna di Gualdana G., “Effetto Banksy”. Che legame tra l’incremento dei valori immobiliari e la presenza di street art?, in Artribune, 20 dicembre 2021.
Forte F., De Paola P., How Can Street Art Have Economic Value? In Real Estate Economics, Management and Investments, special issue, 2019.Tassone M.G., L’Educazione all’Arte negli Istituti Penitenziari, Tesi di Diploma, 2022.
Immagine in evidenza: Chain, BLU, murale in Cuvrystraße, Berlino, 2007-2014 (Creative Commons Licenses)