di Ilaria Comollo
Decoro, dal latino decorum “che ben si addice”1, indica la dignità che nell’aspetto, nei modi, nell’agire, è conveniente alla condizione sociale di una persona o di una categoria2; pertanto è decente ciò che è conveniente fare o dire e, la convenienza, a sua volta, rimanda all’opportunismo3.
In una società ossessionata dal decoro urbano, le scritte sui muri non sono tollerate. Sinonimo di delinquenza, vandalismo e giudicati esteticamente brutti, i graffiti deturpano i muri della città in cui viviamo imbrattandone così l’immagine e nuocendo al gusto del bello. Ma se partiamo dal presupposto che un’idea condivisa di bellezza non esista, anzi, come sostiene Arthur Coleman Danto, essa resta un sogno o un’utopia irrealizzabile; quella che sembrerebbe essere una giustificazione unicamente estetica, nasconde invece una ragione molto più subdola: la conservazione della proprietà. Il diritto pubblico all’espressione viene quindi subordinato e in un certo senso negato dal diritto di proprietà. Non è un caso che il concetto di decoro, proprio dal XIX secolo, coincida con l’idea di rispettabilità borghese, nonché dell’“onore” del soggetto proprietario. Peccato che quella stessa società borghese che privilegia e impone sobrietà e compostezza, è al contempo classista. Si tratta dell’eterno conflitto tra proprietari ed espropriati, cioè quei cittadini a cui è negato l’accesso alle risorse. Un conflitto senza fine, perché ad ogni rivendicazione di proprietà e decoro corrisponde un comportamento marginale, di protesta4. Il decoro si riferisce allora alla mera esteriorità, e serve a giustificare l’esclusione sociale e giuridica5. In tutto il mondo i graffiti sono contrastati in nome dell’ordine pubblico, sicurezza e decoro con apposite leggi, perché nessun potere può permettere a chiunque di esercitare il diritto di scrivere, disegnare o dipingere sui muri all’aperto6. In Italia, in particolare, è dal 2008 che le parole “decoro”, “sicurezza” e “legalità” compaiono nei decreti legge e ministeriali (c.d. decreto Maroni, giudicato anticostituzionale), ma è solo dal 2017 con la legge n. 48, “Disposizioni urgenti in materia di Sicurezza delle Città” che lo Stato ha conferito ai sindaci, poteri straordinari in materia7. Ed è così che molte giunte comunali, talvolta coadiuvate da associazioni cittadine, hanno iniziato a battersi per il decoro8, tracciando una linea morale e decidendo di fatto cosa abbia diritto di esistere o meno nello spazio urbano9: come quella volta che a Milano, nel 2015 – in occasione dell’iniziativa “Bella Milano”, promossa dal Comune, per ripulire i muri del centro – hanno cancellato il murale dipinto nel 2001 da Pao e Linda, in un parco giochi. L’atto, contestato dai residenti – “Ai nostri figli quelle immagini piacciono, per loro sono un segno distintivo, familiare, chi vi ha dato il permesso?”10 – ha poi portato alle scuse dell’assessore alla Mobilità e all’Ambiente. Ma le stesse si sono attivate soprattutto per individuare le zone di rischio dei quartieri – le aree “graffitate” – denunciandone il degrado degli edifici e il disagio dei residenti e delle attività commerciali che a loro volta denunciano l’aumento del senso di insicurezza e la diminuzione della coesione sociale11. Queste “campagne antigraffiti” hanno però il solo scopo di accontentare l’elettorato così da farlo sentire rassicurato dall’attività di contrasto alla criminalità12, perché non intercorre alcun legame tra le norme approvate e i dati statistici in materia di criminalità urbana13. Con questa legge – come asserisce il giurista Patrizio Gonnella – si propone quindi una strategia concentrata sulla sicurezza, diretta a eliminare visivamente e di conseguenza esteticamente tutte quelle forme di marginalità sociale presenti nello spazio pubblico e ritenute elemento deturpatore del decoro, della quiete pubblica e della moralità – come nel caso dei clochard, spostati dal centro cittadino alle periferie – ma non si menziona alcun tipo di azione o misura finalizzata a rimuoverne le radici né tantomeno la dignità umana, che è un diritto sancito dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. Si fa la guerra ai poveri anziché alla povertà. Si valorizzano così talune parti di città a discapito di altre – rendendo quest’ultime di conseguenza invivibili – e tutto questo, in nome dei flussi economici e turistici.14 Il decoro e la legalità colpiscono chi non genera ricchezza.15
Un caso paradigmatico è quello del Comune di Firenze del 2016: durante un incontro16 organizzato in un liceo della città, viene presentato il Regolamento per la Street Art17 in riferimento al convegno – tenutosi pochi mesi prima – I care about Florence. Teoria per la cura e la protezione dei palazzi storici dai vandalismi murali, organizzato da James Madison University, l’Associazione Via Maggio e l’Università di Firenze, con l’obiettivo di redigere una normativa specifica, a fronte della necessità di proteggere il centro storico fiorentino dai vandalismi murali18 in crescente aumento. Tale regolamento prevedeva l’individuazione da parte dell’amministrazione cittadina di muri legali e la valutazione del soggetto affidata a un’apposita Commissione per il decoro urbano. L’auspicio era quello di riqualificare le periferie attraverso interventi di street art, e in tal modo di renderle nuovi possibili centri propulsivi per il turismo. Come però testimoniato dall’attivista culturale Raffaella Ganci e da alcuni artisti di strada fiorentini, presenti quel giorno, di muri liberi a Firenze ce ne sono sempre stati, ma ciò non ha fermato la comparsa di scritte vandaliche. Al vaglio della stessa Commissione non devono passare invece i cartelloni pubblicitari che coprono – a volte anche per intero – palazzi siti nei centri storici; evidentemente – a differenza dei graffiti – questi non sono considerati inutili e deturpanti. A distanza di qualche mese, un assessore della città dichiara che con tale progetto vorrebbe intercettare artisti del calibro di Banksy e Blu. È evidente che la street art abbia iniziato a fare gola alle amministrazioni comunali, ma solo se questa porta a quest’ultime un ritorno economico, esattamente come nel caso dei cartelloni pubblicitari.19
All’opposto, un esempio virtuoso è il progetto del 2014 Indoor//Outdoor voluto della città di Pisa, che decide di riservare, a tempo indeterminato e in autogestione, alcune pareti completamente libere: delle sorti di hall of fame che, come dichiara il writer e gallerista Pietro Rivasi, rappresentano l’alternativa più organica alla proliferazione degli sfoghi meno consapevoli che si osservano sui muri delle città. Ed è un peccato che gli uffici pubblici le concedono raramente. Quelle pareti hanno la duplice funzione culturale e sociale di laboratorio artistico e punto di aggregazione, così, i writer ancora alle prime armi, hanno la possibilità di entrare in contatto con altri, magari, più esperti, che a loro volta gli trasmettono un sapere e un codice di comportamento.20
Lo stesso codice – come afferma Kaos One21 – senza il quale non è possibile comprendere il motivo che sta dietro la scelta del writer: è il caso del contestato, perché non compreso dai cittadini, murale Donnola – eseguito dall’artista belga ROA per il Festival PicTurin nel 2010 a Torino – che rappresenta, per l’appunto, una donnola che si ciba di topi. Il messaggio che si cela dietro a questo murale è che, nelle aree fluviali – come quella del Lungo Dora Savona, nel quartiere Aurora – sarebbe auspicabile reinserire animali che svolgano il ruolo naturale di equilibratori piuttosto che impiegare disinfestanti chimici inquinanti22. Oggi, la street art è riconosciuta come uno strumento di riqualificazione urbana su cui investire per adornare le città, in particolare quei quartieri periferici che vivono situazioni sociali ed economiche difficili23. Perché è indubbio che nelle comunità umane è l’ambiente che influisce sul modo di vivere, di sviluppo e di evoluzione di un individuo.24 E i graffiti – segni di affermazione individuale e contestazione – sono infatti indicatori sociali che spesso ribadiscono la natura popolare di appartenenza del loro autore25. Ma rendere le periferie esteticamente più gradevoli alla vista – strizzando gli occhi ai difensori del decoro urbano – non è una soluzione.26 Non è sufficiente un intervento decorativo per riqualificare un luogo degradato. Anche perché, decoro non è il contrario di degrado; il contrario di degrado è miglioramento27. Si potrebbe pertanto, ad esempio, apportare un miglioramento alla qualità della vita di quella parte di popolazione che è in estrema difficoltà, con azioni concrete, da parte dello Stato, su istruzione, lavoro e salute.
Ilaria Comollo, Periferie in trasformazione: riqualificazione urbana.
- Patrizio Gonnella, Le nuove norme sulla sicurezza urbana: decoro versus dignità in Le riforme di una democrazia costituzionale, Costituzionalismo.it, 2017, fascicolo 1 – Parte III, p. 60.
- https://www.treccani.it/vocabolario/decoro2/
- Patrizio Gonnella, Le nuove norme sulla sicurezza urbana: decoro versus dignità in Le riforme di una democrazia costituzionale, Costituzionalismo.it, 2017, fascicolo 1 – Parte III, p. 60.
- Alessandro Del Lago, Serena Giordano (a cura di), Sporcare i muri. Graffiti, decoro, proprietà privata, DeriveApprodi, Roma, 2018, pp. 5-20.
- Patrizio Gonnella, Le nuove norme sulla sicurezza urbana: decoro versus dignità in Le riforme di una democrazia costituzionale, Costituzionalismo.it, 2017, fascicolo 1 – Parte III, p. 60.
- Alessandro Dal Lago e Serena Giordano, Contro il decoro, volto estetico dell’ordine sociale in Alessandro Del Lago, Serena Giordano (a cura di), Sporcare i muri. Graffiti, decoro, proprietà privata, DeriveApprodi, Roma, 2018, pp. 6-7.
- Raffaella Ganci, Graffiti e anti-graffiti. Una cronaca fiorentina in Alessandro Del Lago, Serena Giordano (a cura di), Sporcare i muri. Graffiti, decoro, proprietà privata, DeriveApprodi, Roma, 2018, p. 111.
- Ibidem.
- Mattia Tombolini, Ma perché ce l’hanno tutti con i muri? Testimonianza di un ex (quasi) writer non pentito in Alessandro Del Lago, Serena Giordano (a cura di), Sporcare i muri. Graffiti, decoro, proprietà privata, DeriveApprodi, Roma, 2018, p. 122.
- https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/15_maggio_17/cancellato-murale-pao-l-artista-facebook-graffiti-street-art-non-sono-male-cfcdb500-fc79-11e4-9e3e-6f5f0dae9d63.shtml.
- Raffaella Ganci, Graffiti e anti-graffiti. Una cronaca fiorentina in Alessandro Del Lago, Serena Giordano (a cura di), Sporcare i muri. Graffiti, decoro, proprietà privata, DeriveApprodi, Roma, 2018, p. 111.
- Andrea Cegna, Elogio alle tag. Arte, writing, decoro e spazio pubblico, AgenziaX, Milano, 2018, p. 22.
- Nella Relazione del Ministero dell’Interno si legge che: «La flessione dei reati riscontrata nel 2015 ha riguardato, in particolare, le violenze sessuali (-6,04%), le rapine (-10,62%), i furti (-6,97%), l’usura (-7,41%), lo sfruttamento della prostituzione/pornografia minorile (-3,03%)». Dunque i crimini predatori sono in diminuzione. Crimini predatori contro cui, come si legge nella relazione che accompagna il testo del Governo, sono state pensate le norme sulla sicurezza urbana nonché giustificate l’urgenza e la necessità della decretazione. Riportato da Patrizio Gonnella, Le nuove norme sulla sicurezza urbana: decoro versus dignità in Le riforme di una democrazia costituzionale, Costituzionalismo.it, 2017, fascicolo 1 – Parte III, p.63.
- Patrizio Gonnella, Le nuove norme sulla sicurezza urbana: decoro versus dignità in Le riforme di una democrazia costituzionale, Costituzionalismo.it, 2017, fascicolo 1 – Parte III, p. 61.
- Andrea Cegna, Elogio alle tag. Arte, writing, decoro e spazio pubblico, AgenziaX, Milano, 2018, p. 157.
- Vedi https://portalegiovani.comune.fi.it/pogio/webzine_publish/arte_dettaglio.php?ID_REC=22597
- Vedi https://www.comune.fi.it/system/files/2017-11/Regolamento_attivita_Street_Art_0.pdf
- Vedi https://portalegiovani.comune.fi.it/urlnews/news/14677.html
- Raffaella Ganci, Graffiti e anti-graffiti. Una cronaca fiorentina in Alessandro Del Lago, Serena Giordano (a cura di), Sporcare i muri. Graffiti, decoro, proprietà privata, DeriveApprodi, Roma, 2018, pp. 111-115.
- Ibidem, pp. 113 e 117.
- Kaos One, Il codice in Andrea Cegna, Elogio alle tag. Arte, writing, decoro e spazio pubblico, AgenziaX, Milano, 2018, p. 16.
- https://www.museotorino.it/view/s/c2f24c9edb8445e2b30dbbc595444f95.
- https://artslife.com/2018/04/10/street-art-e-riqualificazione-urbana-un-binomio-possibile-e-vantaggioso/.
- Marco Teatro, “Io” e la “tag” in Andrea Cegna, Elogio alle tag. Arte, writing, decoro e spazio pubblico, AgenziaX, Milano, 2018, p. 11.
- Marcello Faletra, Nomi in rivolta in Alessandro Del Lago, Serena Giordano (a cura di), Sporcare i muri. Graffiti, decoro, proprietà privata, DeriveApprodi, Roma, 2018, pp. 91 e 95.
- https://www.patriaindipendente.it/terza-pagina/forme/street-art-il-grido-delle-periferie/
- Andrea Cegna, Elogio alle tag. Arte, writing, decoro e spazio pubblico, AgenziaX, Milano, 2018, p. 25.
Bibliografia
Andrea Cegna, Elogio alle tag. Arte, writing, decoro e spazio pubblico, AgenziaX, Milano, 2018.
Alessandro Del Lago, Serena Giordano (a cura di), Sporcare i muri. Graffiti, decoro, proprietà privata, DeriveApprodi, Roma, 2018.
Patrizio Gonnella, Le nuove norme sulla sicurezza urbana: decoro versus dignità in Le riforme di una democrazia costituzionale, Costituzionalismo.it, 2017, fascicolo 1 – Parte III, pp. 59-79.
Sitografia
https://www.treccani.it/vocabolario/decoro2
https://www.patriaindipendente.it/terza-pagina/forme/street-art-il-grido-delle-periferie
https://www.museotorino.it/view/s/c2f24c9edb8445e2b30dbbc595444f95
https://portalegiovani.comune.fi.it/urlnews/news/14677.html
https://portalegiovani.comune.fi.it/pogio/webzine_publish/arte_dettaglio.php?ID_REC=22597
https://www.comune.fi.it/system/files/2017-11/Regolamento_attivita_Street_Art_0.pdf
Immagine in evidenza: Ilaria Comollo, Periferie in trasformazione: riqualificazione urbana.