di Tea Taramino
Progetto fotografico di Paola Mongelli e Petra Probst
Scatti in bianco e nero che ritraggono donne dal volto coperto, figure altrimenti evanescenti o corpi che appaiono come dettagli e profili di luce, sono il frutto di un lungo e intenso lavoro ideato e condotto da Paola Mongelli e Petra Probst.
Immagini eleganti, di una bellezza poetica e inquietante, quali esiti di un percorso nato con l’intento di valorizzare la forza e il coraggio delle donne testimoni di giustizia, donne che sanno andare oltre la mafia, oltre la violenza, oltre la paura.
Dedicato a Rita Atria e le altre. Meditazioni visive sul coraggio di testimoniare e sulla cancellazione dell’identità, ha coinvolto un gruppo donne in un processo di riflessione per rendere loro omaggio e comprenderne le storie – entrando in empatia con i loro vissuti – in modo da poter restituire, attraverso le immagini prodotte, la forza dei gesti e la dignità di tali presenze che scaturiscono dal coraggio.
Un’indagine sul tema dell’identità e della sua negazione, ricercando – attraverso l’azione artistica guidata dalle due ideatrici – una relazione interiore con la solitudine e la drammaticità delle vicende esistenziali delle testimoni di giustizia, facendole così emergere dall’ombra, dell’occultamento forzato, ed entrare figurativamente in campo per riportarle dai margini – in cui sono confinate – al centro del dibattito sociale.
Tale esperienza ha voluto essere un viaggio introspettivo, ma condiviso attraverso il confronto e il rispecchiamento comune che ha coinvolto ognuna delle partecipanti.
Sono fotografie in cui il volto negato vuole evidenziare l’emozione violenta dell’ingiustizia subita: la cancellazione dell’identità e l’impossibilità a mostrarsi, pena la vita.
Questi volti “fuori campo” – dove l’assenza diviene una presenza potente che cattura lo sguardo con forza evocativa – incoraggiano interpretazioni o immedesimazioni personali, quasi come se la mancanza del volto e delle sue espressioni possa essere colmata e ricostruita dall’occhio di chi osserva e, nello stesso tempo, essere integrata dal ricordo di esperienze personali o di vicende conosciute.
Tale presenza dei corpi – in assenza dei lineamenti che caratterizzano le identità personali e sociali – demarca comunque i contorni di un’occupazione dello spazio fisico e mentale, sono geografie umane che segnalano presenze e comportamenti. Si viene così a costituire una zona limite tra un fuori: ciò che è visibile nei gesti e nelle posture, quale testimonianza pubblica possibile; e un dentro, dietro il velo: lo spazio intimo ed enigmatico dell’interiorità e del dramma che è lasciato all’immaginazione altrui.
Fotografie come documento, testimonianza di profonda stima e solidarietà nei confronti di queste donne a cui viene cancellata l’identità sociale. Fotografie anche come invito alla responsabilizzazione: la lotta contro le mafie non può essere delegata solo alle forze dell’ordine e agli addetti ai lavori, ma per essere efficace richiede la partecipazione di tutti e tutte.
La mostra, dopo il primo esordio presso le sale del Conte Verde di Rivoli nel 2012, è approdata nel 2013 alla ZISA di Palermo per poi girare in tante città italiane. Ad aprile e maggio 2023 è stata riproposta nell’ambito della Rassegna Singolare e Plurale – un progetto di Città di Torino e Opera Barolo, a cura di Artenne e Forme in bilico – all’interno della mostra Coltivare relazioni, a InGenio Arte Contemporanea e al PARI / Polo delle Arti Relazionali e Irregolari a Palazzo Barolo, a cura di Tea Taramino, Roberto Mastroianni in collaborazione con Elena Radovix.
Il PARI è un polo artistico che indaga ed esprime la contemporaneità all’interno di un museo storico, è una piattaforma di valorizzazione per progetti artistici che attuano un dialogo fra arte ufficiale e fragilità sociali. Ogni iniziativa è orientata alla costruzione di processi, relazioni fra più soggetti: sia per dare voce e visibilità a persone ed esperienze significative ma in ombra, sia per creare un campo di condivisione attiva di spazi, pratiche e punti di vista attraverso il quale si possano generare nuove ipotesi di pensiero e progettualità, utili a migliorare la qualità della vita comune, attraverso arte e cultura. Paola Mongelli e Petra Probst sono ideatrici e curatrici dal 2009 del progetto artistico “Necessità del volto – tra disegno e fotografia”, che indaga i temi del ritratto e della visione per esplorare la complessità del volto umano. Svolgono costante attività didattica, di formazione e ricerca presso diverse realtà italiane ed estere, istituzionali e non.