Silenzi e voci del paesaggio

Miniature di Michele Partipilo
Testo di Stefano Faravelli

RAGAMALA

Ho avuto la ventura di incontrare Michele giovanissimo negli anni Settanta, quando a seguito di un sogno ha acquistato il primo sitar. E ha scoperto di saperlo suonare. Solo successivamente ha intrapreso l’arduo studio del raga, che lo ha portato tra l’altro a “sedersi ai piedi” di un Maestro a Varanasi. Già i Raga. La tradizione musicale indiana (hindu e musulmana) ha da secoli creato scale ascendenti e discendenti, linee melodiche e timbriche per esplorare la relazione tra suono, colore ed emozione. Queste straordinarie strutture musicali hanno infatti la proprietà di “colorare” la mente, di tingere le nostre anime (raga significa appunto colore) in risonanza con il momento cosmico, con la stagione, l’ora del giorno e della notte. La musica indiana dipinge con il suono. Tant’è vero che praticando a livelli di estrema raffinatezza la sinestesia, al brano musicale veniva spesso associata un’immagine – solitamente una miniatura – che materializzava l’emozione corrispondente. Componendo un’ideale ghirlanda di dipinti che viene detta appunto Ragamala.
Ma cosa è musica? Cosa è pittura? Credo che l’amico Michele non si ponga affatto il quesito; l’ispirazione è sempre la stessa. Quando depone il sitar e prende la scatola dei colori dipinge paesaggi. Sono paesaggi dell’anima dove l’elemento figurativo è marginale (ma mai assente). Il ritmo conta più del disegno, l’atmosfera più della costruzione. Sono acquerelli per lo più, a volte inchiostri, o tempere diluite. Paesaggi in miniatura dipinti su etichette, francobolli, striscioline di carta velina. Ma osservatele con attenzione meditante e le minute carte dipinte di Michele si espanderanno come le risonanti cascate di note di un sitar.

Stefano Faravelli,
marzo 2022

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