di Luigi Colagreco / Sinestetica
Valerio Magrelli, parlando agli studenti del Liceo Mamiani di Roma, sostiene che la poesia “si deve accampare nel silenzio”.
È forse questa la materia prima della poesia quando il soggetto o una pluralità di presenze vive nel rapporto personale e immediato con il lettore. Occorre capire, allora, se possono esistere davvero sguardi in grado di interagire con una visione altra proveniente da un altrove. E se la poesia, così astratta, così evanescente, lontana dalla concretezza e dal nostro mondo istantaneo raccontato dai media, può avere ancora un suo spazio. Nel suo discorso in occasione della consegna del Premio Nobel per la Letteratura, Eugenio Montale sosteneva che “le comunicazioni di massa, la radio e soprattutto la televisione,” avevano tentato “non senza successo di annientare ogni possibilità di solitudine e di riflessione”. Montale chiamava in causa i media di allora. Oggi la connettività e la reperibilità, la velocità delle comunicazioni e delle interazioni sociali, assicurate dai dispositivi multimediali e dagli smartphone, hanno senz’altro peggiorato le cose. Solitudine e riflessione necessitano di pausa, di buio, dimensioni che si legano allo stare soli con se stessi. La possibilità di fermarsi, soprattutto in occasione dei passaggi importanti dell’esistenza, riconduce alle pratiche di meditazione, a quelle oasi di pace che a volte vengono immesse nel bel mezzo delle vite frenetiche, dentro un pieno che sovrasta e sommerge. Occorrerebbe riappropriarsi dello spazio vitale. Ma non ci sono fermate. Si scrive, si pubblica, si parla (e ci si parla addosso) e, di contro, si legge poco e, soprattutto, si ascolta poco tutto ciò che proviene dall’esterno, dall’altro. Un pieno di informazioni, una massa audiovisiva caotica e avvolgente, invasiva e onnipresente che, invece di aprire al mondo circostante, crea uno schermo di isolamento. E in questa condizione, continua e ininterrotta, avviene l’incontro con la poesia che, inevitabilmente, è il genere letterario che soffre di più. E i lettori sono pochi. Troppo difficile fermare il flusso indistinto di immagini ed entrare nella visione del poeta, sintonizzarsi con la sua voce. Troppo difficile interagire con l’alterità e aprire le proprie porte remote. Anche perché l’operazione potrebbe coinvolgere più del dovuto. La risposta più comoda, allora, è evitare di addentrarsi nel profondo, proprio lì dove sarebbe possibile trovare le chiavi del silenzio nell’ascolto della voce della poesia.
Fotogramma da Sordo, videopoesia di Giovanni Vanacore. Segnalata con una menzione della giuria (sez. B, cat. 3) del Concorso nazionale SINESTETICA nell’edizione 2021.
Sitografia:
https://www.raicultura.it/letteratura/articoli/2018/12/Valerio-Magrelli-la-poesia-spiegata-ai-ragazzi-9d779416-fda7-47c2-8113-5bec4829b99b.html
https://www.nobelprize.org/prizes/literature/1975/montale/25109-eugenio-montale-nobel-lecture-1975/