in Oliver Sacks, Vedere voci, Adelphi, Milano 1990. Estratto dalle pp.15-16, p.174.
Le potenzialità compensative del linguaggio visivo, iconico e simbolico, sono sempre più riconosciute da tutti gli studi neuroscientifici e psicologici, e rivelano la loro ricchezza funzionale ed espressiva in un linguaggio ampiamente codificato come la lingua dei segni, utilizzata dai non udenti:
L’esistenza di un linguaggio visivo, quello dei Segni, e degli straordinari potenziamenti della percezione e dell’intelligenza visiva che ne accompagnano l’acquisizione, ci rivela che il cervello è ricco di possibilità che non avremmo mai immaginato, ci fa apprezzare la plasticità e le risorse quasi illimitate del sistema nervoso, dell’organismo umano quando è posto di fronte al nuovo e deve adattarvisi. […] Usare i segni non è solo manipolare simboli seguendo certe regole grammaticali, ma è dar voce, in modo che non ha eguali, al segnante – una voce dotata di una forza speciale proprio perché a esprimerla è il corpo, con tutta la sua immediatezza.
Immagine in evidenza: Foto di Kevin Malik (www.pexels.com)